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La pizza surgelata, guardata con sospetto fino a qualche anno fa, ha oggi, anche in Italia, un mercato in continua ascesa, tanto da convincere uno dei marchi italiani più famosi al mondo a creare un prodotto “surgelato” che porta il suo nome.

Abbiamo provato a capire meglio il fenomeno insieme a Dario Roncadin, Amministratore Delegato di una delle aziende leader del settore che ha da poco prodotto la Pizza Frozen per lo storico marchio napoletano Antica Pizzeria da Michele.

Innanzitutto, quando e come nasce un’azienda “leader”?

<<Per comprendere la storia dell’Azienda Roncadin bisogna partire da Edoardo Roncadin, mio padre, da pochi giorni nominato Cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica e capostipite dell’azienda. Grazie a lui nasce il binomio tra la famiglia Roncadin e il “freddo” quando, a 16 anni, inizia a lavorare in gelateria dopo essere emigrato nel nord della Germania.

Per capacità e passione nel giro di alcuni anni, Edoardo Roncadin, si ritrova a gestire circa 200 gelaterie e da lì a poco a produrre, negli anni 70, gelato a livello industriale destinato alla GDO.
È da qui che sorge la propensione industriale del gruppo Roncadin, soprattutto nel campo della produzione per conto terzi.

Insieme a lui in Germania, per sviluppare al meglio l’azienda, ci sono i suoi fratelli che contribuiscono all’espansione arrivando a gestire 5 stabilimenti.

Dopo 25 anni in Germania, Edoardo torna in Italia dove nel 1987 comincia a seguire il progetto di espansione di Bofrost, azienda leader nel campo dei surgelati, per conto della quale il gruppo già produceva gelato in Germania.

Inizia quindi questa nuova specializzazione in Italia, mentre nel resto d’Europa, coadiuvati dagli altri fratelli, la produzione si amplia.>>

Come si arriva alla pizza?

<< L’avventura nel mondo della Pizza Frozen inizia nel 1992 quando Edoardo Roncadin individua nel comune di Meduno in Friuli, attuale quartier generale dell’azienda seconda produttrice del prodotto in Italia, il posto adatto a creare gli stabilimenti per il comparto pizza.

I motivi che hanno spinto mio padre a creare la sede di Meduno, che si trova in un’area pedemontana molto bella anche se un po’ isolata, sono stati molteplici – spiega Dario Roncadin – Era una zona in cui c’era un’alta percentuale di popolazione in cerca di lavoro e inoltre, in seguito al disastro del Vajont di qualche anno prima, c’era la possibilità di ottenere degli incentivi statali per chi creasse occupazione in loco.

La scelta si è rivelata poi lungimirante in quanto una buona parte della comunità circostante è oggi impiegata in azienda che, tra 850 dipendenti interni e una restante parte di esterni, crea lavoro per circa 1000 persone.>>

All’epoca l’azienda era ancora a carattere familiare ma a causa di visioni un po’ diverse tra i vari membri, Edoardo Roncadin, nel 1999 decide di quotare in borsa la società per ottenere una quotazione di mercato che potesse tornare utile soprattutto a chi avesse intenzione di uscire dalla compagine sociale.

<< Essendo mio padre ancora per la maggior parte dedito al progetto Bofrost, nel 2003 l’allora Gruppo Arena con un’offerta pubblica d’acquisto rilevò la maggioranza della Roncadin liquidando così la famiglia – racconta ancora l’attuale amministratore delegato. – Arena in seguito ha venduto il comparto gelato ad un fondo di investimento che oggi è cresciuto tantissimo inglobando anche Nestlé diventando F.RO.NE.RI. (Factory, Roncadin, Nestlé, Richmond), attualmente il gruppo più importante nella produzione di questo prodotto.>>

Nel contempo il comparto pizza di Roncadin segue varie vicende fino a fallire intorno al 2008.
Essendo però l’economia della zona incentrata sullo stabilimento, la famiglia Roncadin, per venire incontro ai dipendenti, nello stesso anno rileva nuovamente l’azienda che ad oggi, occupandosi ormai solo di pizza, è passata dai 30 milioni di fatturato prima del fallimento agli attuali circa 200. Nonostante nel 2017 un incendio abbia messo nuovamente a dura prova l’attività distruggendone il 70%.

I Roncadin anche in quel caso non mollano, si rimboccano le maniche e ripartono di nuovo fino a raggiungere gli attuali risultati ricostruendo quella che ad oggi è una delle fabbriche più moderne del comparto pizza e che distribuisce in oltre 40 paesi.

Lavorate con un vostro marchio?

<< Prevalentemente produciamo a marchio di grandi catene di distribuzione, ma abbiamo anche alcuni brand come quello che oggi ci lega a L’Antica Pizzeria da Michele e che per noi è motivo di grande orgoglio.

È per noi un vanto riuscire oggi a ottenere un prodotto come questo, che ha richiesto oltre un anno di lavoro per essere messo a punto. Abbiamo cercato la ricetta perfetta che potesse essere replicata nella grande produzione industriale ma che nel contempo conservasse quanto più possibile le caratteristiche della pizza di Michele.>>

Ecco, a proposito di questo, quando nasce l’idea della collaborazione con Antica Pizzeria da Michele?

<< L’idea nasce subito dopo il Covid. Mi hanno chiamato e sono andato a Napoli a mangiare la pizza nella loro sede storica e da lì abbiamo cominciato a studiare come poter replicare il prodotto utilizzando le loro materie prime e cercando di conservare il gusto inconfondibile.

Siamo stati costretti a ridurre un po’ il diametro perché altrimenti non sarebbe entrata nei congelatori casalinghi.

Ad oggi abbiamo superato il milione di pizze a marchio Da Michele, con continue conferme da parte dei clienti. Ci chiedono di allargare la gamma, tanto che siamo quasi pronti per uscire con altre due referenze (Diavola e Prosciutto e funghi) che si andranno ad aggiungere alle attuali Margherita e Marinara. >>

Quante tipologie di pizza producete?

<< Abbiamo più di 600 ricette per ogni mercato, molti tipi di impasti e molti topping per le varie esigenze. Il punto di forza è l’ufficio acquisti molto meticoloso che acquista le materie prime migliori rispettando i tempi giusti per la produzione e la stagionalità, secondo un programma che si basa sugli ordini di acquisto.
Per ogni mercato andiamo a lavorare sulla ricetta più idonea ai gusti del posto e del committente.>>

Dove distribuite la vostra pizza?

<< Distribuiamo in oltre 40 paesi. Possiamo affermare di coprire tutta l’Europa e siamo molto forti in America dove abbiamo appena aperto la fabbrica di Chicago, che produce pizze per il mercato americano. Perché non abbiamo solo richiesta di Made in Italy ma anche di prodotti che, pur rispettando i canoni italiani, siano realizzati con materie prime statunitensi.>>

Quindi gli americani non inseguono il Made in Italy a tutti i costi quando si tratta di cibo?

<< No assolutamente, chiedono anche pizze realizzate con i loro formaggi e il loro salumi.
Noi siamo del parere che la pizza deve essere buona sia per impasto che per ingredienti e se alcuni di questi vengono realizzati o prodotti in altri paesi sarebbe illogico non poterli utilizzare.

La pizza è un piatto sicuramente legato all’Italia ma bisogna adattarla al gusto del posto in cui viene venduta. La margherita, per esempio, è la pizza più consumata solo in Italia dove rappresenta il 70 % delle vendite. Le preferenze cambiano a seconda del paese. Basti pensare che in Inghilterra la pizza più richiesta ha tra i suoi ingredienti il pollo.>>

Vendete di più all’estero o in Italia?

<< Mediamente facciamo il 70% del fatturato all’estero e il restante 30% in Italia. Anche se in percentuale il paese in cui vendiamo di più è proprio il nostro se consideriamo che quel 70% va distribuito in altri 40 paesi.

Il mercato della Pizza Frozen in Italia è cresciuto moltissimo negli ultimi anni. Siamo passati da un valore di circa 150 milioni di euro nel 2008 ai circa 350 milioni di oggi.

I consumi sono cresciuti molto anche dal periodo Covid durante il quale le persone hanno avuto modo di provare un prodotto che forse fino a quel momento non conoscevano.
Come dicevo, la pizza più venduta è la margherita, seguita da quella con salame, dalla capricciosa e dalla vegetariana.

Un altro prodotto che si sta affermando bene è la pizza rettangolare da teglia che noi produciamo con buoni risultati per conto terzi.>>

Perché si compra e si consuma la Pizza Frozen piuttosto che ordinarla in pizzeria?

<< Si tratta di due mercati diversi per due momenti di consumo differenti. Anche al sud, dove mediamente ci sono più pizzerie che fanno un prodotto fresco, vendiamo tantissimo perché la differenza è nel momento in cui si consuma la pizza.

Non è detto che chi mangia la Pizza Frozen non mangi quella in pizzeria, è solo una questione di momenti. Tenere una pizza in freezer, soprattutto in inverno, a volte può fare la differenza, soprattutto se si tratta di un ottimo prodotto, come quello che abbiamo realizzato con Antica Pizzeria da Michele, che spesso può essere migliore di quella da asporto, che arriva a casa fredda e gommosa.>>

Come Siete organizzati per il senza glutine?

<< Facciamo anche il senza glutine che produciamo in una piccola azienda a Genova. C’è stato un grande boom di questo prodotto, dettato forse anche dalle mode, ma oggi i consumi si sono stabilizzati. La qualità del prodotto senza glutine è molto migliorata e resta comunque un’area interessante.>>

Per quale motivo scegliere una Frozen Roncadin?

<< Sicuramente per la qualità, siamo maniacali nel perseguire questo obiettivo. Il nostro impasto lievita almeno 24 ore, ha pochissimo lievito e un’alta digeribilità.

Siamo da preferire probabilmente anche per tutto quello che c’è dietro le quinte della nostra azienda, che promuove non solo il nostro territorio ma anche quelli in cui andiamo a selezionare le materie prime.

Per esempio utilizziamo moltissimo la cipolla di Tropea e la Nduja, prodotto calabrese di eccellenza ma ancora poco conosciuto all’estero. Grazie alla nostra pizza, prodotti come questi, vengono conosciuti e apprezzati in altre parti del mondo. Siamo in qualche modo ambasciatori del cibo italiano all’estero.

Più in generale siamo un’azienda green e benefit, nella quale mettiamo in pratica una grande passione per il food e soprattutto con una grande attenzione al rapporto con il personale che è sempre diretto, cosa che ci ha permesso di crescere e di fare sistema.

Nella ristrutturazione successiva all’incendio abbiamo creato un percorso per le visite esterne che prevede anche una sala cinema nella quale almeno 4 volte all’anno riuniamo il personale e ci confrontiamo con loro. Nel mese di settembre abbiamo inoltre un open day al quale possono partecipare tutti i dipendenti con famiglie e amici per una grande festa che ci aiuta a mantenere questo filo diretto con loro fidelizzandoli sempre di più.

Che pizza mangia Dario Roncadin?

Tutti i tipi di pizza, da quella di pizzeria alla Frozen a quella che mi faccio a casa. La mia pizza preferita è sottile con salamino piccante, rucola e mozzarella di bufala che è anche uno dei topping che realizziamo tra le nostre proposte aziendali.

Progetti futuri?

Continuare a crescere per qualità e gamma di prodotti, sempre in questo mondo e diventare numeri uno con la pizza italiana in America.

Roncadin Link

L’Antica Pizzeria da Michele Link

 

Anna Orlando

Direttore Responsabile
Calabro-lucana di nascita, campana di adozione. Dopo una laurea in Giurisprudenza e molti anni di professione forense, finalmente realizza un (uno dei tanti) sogno nel cassetto e diventa giornalista pubblicista. La passione per il cibo e le collaborazioni degli ultimi anni fanno il resto.
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