Home

Esplora

Cerca

Ricette

Locali

Aggiungi qui il tuo contenuto offcanvas
Ingresso evento VitignoItalia Napoli maggio 2023.

Di Domenico Capogrossi

29 Maggio 2025

Di Domenico Capogrossi

29 Maggio 2025

Dall’11 al 13 maggio, alla Stazione Marittima di Napoli, si è tenuta la XIX edizione di Vitigno Italia, appuntamento ormai tradizionale per operatori e appassionati di tutta la regione.

Tanta la strada percorsa in tutti questi anni, a partire dalla prima edizione del 2005 alla Mostra d’Oltremare, dove la manifestazione rimase per alcuni anni.
Nel 2009 ci fu il grande salto: il trasferimento al Castel dell’Ovo, location prestigiosa e affascinante cui l’evento è stato indissolubilmente legato fino al 2022.
Dopo l’infelice parentesi del 2023 – con un’edizione organizzata male all’aperto, nel cortile del Maschio Angioino, per l’indisponibilità causa lavori di Castel dell’Ovo – lo scorso anno “Vitigno” è approdato alla Stazione Marittima, luogo sicuramente meno affascinante ma logisticamente ottimo e facile da allestire.

Ma come è cambiata in vent’anni la fisionomia di questo salone e quale posto occupa nel panorama, abbastanza affollato, degli eventi fieristici?

Diciamo subito che fare un paragone con le grandi fiere nazionali non avrebbe senso: troppe le differenze, e non solo in termini di dimensioni o di aziende partecipanti; più sensato semmai il confronto con eventi analoghi del sud Italia, e con uno in particolare, il Paestum Wine Fest (da quest’anno denominato anche “business”), che negli ultimi anni è cresciuto molto.

L’impressione al riguardo è che, soprattutto dopo le edizioni di quest’anno – tenutesi, non a caso direi, ad appena una settimana di distanza – Vitigno Italia, dopo il forte appannamento di due anni fa, abbia validamente resistito alla concorrenza.

Lo si può considerare ancora (nuovamente, direi) la più importante manifestazione dell’Italia meridionale nel settore vitivinicolo? Probabilmente sì ma, in fondo, cosa importa?
La rilevanza data a questa rivalità dalla comunicazione delle due organizzazioni (soprattutto quella del PWF) – e da quella parte di stampa che si limita ad amplificarla – appare decisamente eccessiva.

Più interessante, invece, è soffermarsi brevemente sulla partecipazione delle aziende.

Considerevole, infatti, è stato negli anni il ricambio degli espositori: quelli rimasti fedeli sin dalle prime edizioni sono ormai pochissimi; in particolare si è avuto un progressivo calo delle aziende che partecipano in proprio, cioè in maniera del tutto indipendente, mentre sono in netto aumento quelle presenti con il loro distributore o nell’ambito di consorzi o camere di commercio.
Il fenomeno, legato alla necessità di ridurre i costi, limitando la partecipazione agli eventi che danno maggiore visibilità e riscontro commerciale, è in realtà generalizzato e riguarda tutte le fiere espositive, di ogni dimensione e importanza, la cui utilità viene messa sempre più in discussione, soprattutto dopo la pandemia.
Basta pensare a quante aziende, anche importanti, hanno negli ultimi anni rinunciato a partecipare a Vinitaly.

Inevitabile, quindi, prestare la massima attenzione ai costi in un momento certamente non facile per tutto il settore, caratterizzato da consumi in calo e prospettive tutt’altro che rassicuranti.
Va anche detto, poi, che gli eventi sono in numero eccessivo e questo impone ai produttori una accurata selezione delle occasioni cui partecipare, anche solo mediante l’invio di un certo numero di bottiglie.

Ma veniamo a Vitigno Italia 2025: 250 espositori tra aziende e consorzi, oltre 2.000 etichette in degustazione e 12.000 visitatori nei tre giorni, queste le cifre fornite dall’organizzazione.
Impossibile, ovviamente, verificarle ma l’impressione complessiva è stata di una buona affluenza, anche l’ultimo giorno di fiera, solitamente sottotono.

La selezione, abbastanza ristretta, degli assaggi preferiti, vede, come sempre nel mio caso, un misto tra nuove annate di vini conosciuti e nuove scoperte.

Incomincio da un’azienda che conosco bene: La Molara, di Luogosano, in Irpinia, fondata nel 2002 da Riccardo Morelli.
Nella foto, con Riccardo, anche Manuela Papaccio, sommelier AIS, con una bottiglia di Aglianico Passito 2019, vino appartenente a una categoria certamente non inflazionata, quella dei passiti rossi, ben abbinabile con crostate e pasticceria secca, ma anche a cioccolato con percentuale non altissima di cacao.
Bello anche il Fiano di Avellino 2020.

Altro assaggio interessante l’Irpinia Aglianico DOC 2019 di Bellaria, produttore di Roccabascerana. Struttura e complessità di livello superiore rispetto alla categoria si spiegano col fatto che l’annata 2019 è stata piuttosto problematica, per cui l’azienda ha preferito non produrre il Taurasi DOCG, destinando le uve alla DOC.
Si conferma dunque ancora una volta la regola in base alla quale, nelle annate in cui non viene prodotto il “primo vino”, è consigliabile… fare man bassa del “secondo”.

Un Taurasi però c’era, l’annata 2017, anche questo assai valido.

Sempre un piacere, poi, ritrovare “Bucce d’uva” 2022, di Tenuta Sant’Agostino, di Solopaca in provincia di Benevento, ottenuto da Malvasia di Candia e Trebbiano Toscano, macerato con le bucce (da cui il nome) e affinato in anfora di terracotta per 12 mesi. Un ottimo lavoro dell’enologo Vincenzo Mercurio che, sin dagli inizi, segue l’azienda condotta da Benedetta Sciannimanica e Carlo Ceparano, ritratti nella foto.

Impossibile non includere un’azienda produttrice di spumanti: e allora scelgo Rechof, di San Michele all’Adige, in provincia di Trento, che, in questa sua prima partecipazione a Vitigno Italia, ha presentato due validissimi Trento DOC, un Brut e un Rosé, entrambi ottenuti da Chardonnay (70%) e Pinot Nero (30%), con la differenza che nel secondo il Pinot Nero è in parte vinificato in rosso.

Finisco la carrellata con quella che per me è stata la sorpresa del salone: Mario Fappiano, produttore di San Lorenzello, in provincia di Benevento, dove ha circa 20 ettari di terreni argilloso-calcarei.
I suoi vini, dalla Coda di Volpe all’Aglianico – nella foto sono in ordine – mi hanno fatto un’ottima impressione: una batteria tutta di notevole livello e senza alcun punto debole.
Bravo Mario!

Un’ultima considerazione prima di concludere.

A questa edizione di “Vitigno” ha contribuito, almeno in termini di suggestione visiva, la presenza della Amerigo Vespucci, ormeggiata a pochi metri di distanza dalla Stazione Marittima.
Perché anche l’occhio vuole la sua parte…
E allora – so di auspicare qualcosa che difficilmente si verificherà – perché non provare a riportare la manifestazione a Castel dell’Ovo, quando i lavori saranno terminati?

Nonostante i tanti problemi che una location storica pone, sarebbe un bellissimo ritorno e, magari, se le date delle regate coincidessero, tra due anni davanti al Castello sfilerebbero le velocissime barche dell’America’s Cup, un evento di straordinario rilievo che d’ora in poi dovremo imparare a considerare.

Sarebbe davvero uno spettacolo unico.
Al mondo.

Uomo sorridente all'aperto

Domenico Capogrossi

Di formazione scientifica, quando il lavoro di docente glielo consente, coltiva la passione per il vino, andandosene in giro ad assaggiarne e cercando di scrivere qualcosa di “leggibile”. Alcuni diplomi gli conferirebbero un briciolo di credibilità ma… Meglio non fidarsi
Vedi tutti gli articoli
beviamoci-su, in-evidenza, vino","operator":"IN"}],"useQueryEditor":true,"signature":"d25e0480e9e0f7dc8f9d54c3b06a141d","user_id":1,"time":1746144913,"orderby":"rand","post__not_in":[4045],"tax_query":[{"taxonomy":"category","field":"term_id","terms":[3,1067,20],"operator":"IN"}],"paged":1}" data-page="1" data-max-pages="60" data-start="1" data-end="4">