Seguendo le sorprendenti rotte dell’oro verde con l’oleoturismo, in Sardegna l’imprenditrice Giulia Mura trasforma l’olio extra vergine d’oliva in un eccezionale condimento culturale.
In una delle cinque Blue Zones del Pianeta, le aeree in cui si vive più a lungo al mondo, l’Ogliastra in Sardegna, turisti da tutto il mondo arrivano percorrendo le strade che portano all’olio extravergine di qualità, tesoro dell’alimentazione dei centenari.
Giulia Mura, titolare dell’Oleificio Pelau, nei pressi di Cardedu, in provincia di Nuoro, li accoglie aprendo le porte della sua azienda biologica ecosostenibile che sta attuando una rivoluzione.
Non solo centro di produzione immerso in panorami mozzafiato, ma anche luogo di cultura dell’olio, di incontri e scambi in cui l’educazione al rispetto per la natura si sposa con l’arte e la spiritualità.
È chiamato oro verde. Prezioso per la salute e la bellezza, perché ricco di vitamine e antiossidanti, alleato della buona alimentazione, fondamentale per la riuscita di un ottimo piatto. Persino altamente creativo quando sprigiona tutto il suo potenziale.
L’olio extravergine d’oliva è un alimento che non solo offre qualità salutistiche e curative uniche, ma valorizza il luogo e il territorio in cui viene prodotto, diventando un formidabile volano.
Ne è convinta Giulia Mura che in Ogliastra, una delle zone più affascinanti della Sardegna, tra mare cristallino, rocce e natura selvaggia, terra di centenari e ulivi millenari, di tesori agroalimentari e segreti della longevità, sta attuando una rivoluzione sul modo di fare olio extravergine d’oliva nell’Isola con la sua azienda: l’Oleificio Pelau.
Ogni giorno, turisti da tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Iraq, raggiungono la località Pelau Mannu per visitare lo stabilimento immerso nel verde, dove avviene la magia: molti visitatori rimangono affascinati dalla produzione di oli di altissima qualità riconosciuti a livello internazionale.
«Le persone arrivano qui da me perché sono alla ricerca dell’olio, vogliono conoscerlo da vicino, hanno una curiosità altissima» dice Giulia Mura.
L’oleoturismo è la nuova frontiera del turismo enogastronomico. Lo confermano i dati del primo rapporto sul Turismo dell’Olio elaborato da Città dell’Olio, Unaprol-Coldiretti con Roberta Garibaldi, professoressa universitaria e autrice del Rapporto annuale sul turismo enogastronomico.
Secondo il report il 15% dei turisti italiani ha già preso parte, negli ultimi tre anni, alla visita in un’azienda olearia, percentuale che arriva al 19% nel caso di un turista in cerca di esperienze enogastronomiche. Numeri, secondo gli esperti, destinati a crescere velocemente.
Chi segue le rotte dell’oro verde è in cerca di un prodotto di alta qualità, ma anche di esperienze autentiche, di storie e territori da scoprire. «Ho sempre le porte aperte per chi vuole visitare il frantoio e conoscere la sua storia – racconta Mura – Li accompagno in un tour di tutto l’oleificio. A partire da dove avviene il processo di lavorazione dell’olio extravergine d’oliva. Spieghiamo perché è importante produrre oli di qualità e offriamo il contatto con la natura attraverso la visita agli ulivi e alle nostre vigne, qui c’è il terroir del Cannonau di Jerzu».
Olio e vino si alleano, ma è uno degli alimenti principe della dieta mediterranea a catalizzare l’attenzione. La degustazione degli oli viene offerta con abbinamenti che sorprendono.
La torta al cioccolato o la macedonia di frutta guarnite con l’olio extravergine o la bevanda fresca a base di succo d’arancia e acqua tonica sublimata da un goccio d’olio.
Donne e olio è un connubio in crescita. A livello nazionale 70 tra produttrici, esperte e comunicatrici si sono riunite nell’associazione Donne dell’Olio di cui Giulia Mura fa parte come delegata per la Sardegna.
Quarantun anni, laurea in giurisprudenza, Giulia gestisce la sua azienda dal 2008, da quando il padre Manfredi le ha lasciato le redini dell’oleificio di famiglia. Da allora non si è mai fermata.
Ha studiato, si è formata come sommelier del vino e dell’olio, si è confrontata con il resto d’Italia e del mondo per innovare la sua azienda nata dal sogno di sua nonna Maria, raccoglitrice di olive che macinava chilometri a piedi, con la pesante cesta sulle spalle, per arrivare ai frantoi del territorio di Jerzu sognandone uno tutto suo.
Giulia ha ricalcato i suoi passi da pioniera puntando anche, a partire dal 2021, sull’oleoturismo che non conosce stagione. Se la raccolta delle olive avviene tra la fine dell’autunno e l’inverno, la decisione di aprire il frantoio anche d’estate è stata dettata dalla volontà di trovare un approccio positivo alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
I dati di Coldiretti dicono che siccità e crisi del clima stanno determinando in Italia una perdita annuale del 30% della produzione di olio extravergine d’oliva. Si sono invece moltiplicate idee e strategie per far aumentare la consapevolezza intorno a questo autentico nutrimento rigenerante per il corpo e per l’anima.
«L’Ogliastra già nel nome ha la sua specificità, ossia terra di ulivi» sottolinea Mura. E sono questi maestosi alberi millenari, monumenti di storia e tradizioni, simbolo di rigenerazione continua a fare da sfondo a una rivoluzione. L’olio qui, all’oleificio Pelau, fa davvero cultura.
Un’estate all’insegna di eventi come quello che ha radunato il 10 agosto 300 persone all’ombra degli ulivi secolari per ascoltare il dialogo spirituale tra la guru della meditazione Chantal Dejean e Mascia Todde.
E i progetti si moltiplicano. La creazione di camere tematiche nell’antico casale per dormire in frantoio e offrire un’esperienza ancora più immersiva e la volontà di allestire in oleificio mostre d’arte.
L’iniziativa più ambiziosa? L’istituzione di un’accademia aziendale per diffondere la cultura dell’olio e formare quello che manca: figure professionali specializzate in questo settore. Attraverso l’oleoturismo, il turista non solo scopre un centro di produzione biologica ecosostenibile, dove non si spreca nulla (l’oleificio Pelau ha creato una interessante linea cosmetica all’olio dagli scarti della lavorazione), ma vive anche un luogo di cultura, di incontri e scambi, all’insegna della connessione profonda con la natura.
E così che si tracciano legami duraturi. Con un turismo delle radici che racconta origini, identità, ricordi. Chi è venuto a visitare il frantoio in estate, fa ritorno spesso in inverno: «I visitatori raccolgono le olive con noi, le macinano e quello che ottengono è il loro olio. Alcuni hanno persino adottato a distanza delle piante e in cambio ricevono olio» racconta Giulia che cerca di far rivivere ai turisti la sensazione di pura felicità che provava da bambina quando con la nonna raccoglieva le gemme verdi in un giorno che era come di festa.
L’olio può diventare attrazione turistica, ma soprattutto incarna valori, suscita emozioni, stimola l’economia dei luoghi in cui si produce. «L’olio è passione, storia, creatività e unicità – afferma Giulia Mura – Scoprire l’olio è scoprire un territorio».
Oleificio Pelau Link
MEatingNews Olio EVO Link