Napoli protagonista della scalata degli spumanti italiani Metodo Classico
Lunedì 26 giugno si è svolta a Napoli, nei locali del Grand Hotel Parker’s la VI edizione di Vinoway Sparkle, evento dedicato alle migliori bollicine italiane a cura di Vinoway Italia.
La VI edizione della manifestazione è anche la prima post covid e quindi particolarmente significativa in quanto rappresenta il ritorno alla normalità con un evento in presenza, nonchè un’opportunità per tirare le somme dopo un periodo come quello dell’ultimo triennio che ha cambiato le carte in tavola.
Bilancio positivo sia per le presenze che per le interessanti tematiche affrontate durante i salotti circolari condotti da Davide Gangi, Presidente di Vinoway, con la partecipazione di produttori, giornalisti ed esperti del settore, nei quali si è dibattuto sulla spumantistica italiana, ponendo particolare attenzione sulle produzioni dei nostri metodo classico.
I lavori sono iniziati con il saluto di Chiara Marciani, Assessore al lavoro e ai giovani del Comune di Napoli, che ha espresso soddisfazione per la scelta di Napoli come sede della manifestazione, con l’augurio che la città possa diventare punto di riferimento per un percorso di crescita incentrato sulle eccellenze di tutto il sud.
A seguire Alessandro Rossi, miglior comunicatore italiano 2020 e Wine Manager che ha introdotto le tematiche del convegno spiegando innanzitutto come siano cambiati gli usi e i consumi degli italiani nel post Covid.
Il climate change infatti, ha determinato una inversione di tendenza in Italia, con una impennata nei consumi dei vini bianchi, conseguenza dell’aumento dei mesi caldi, e del maggior consumo di pesce. Accanto ai bianchi fermi, anche le bollicine hanno avuto una impennata importante, che ha portato a considerare gli spumanti non più soltanto come i vini delle feste.
Interessanti gli interventi di Pier Paolo Chiasso, miglior enologo italiano 2022, Vittorio Festa, enologo di importanti realtà produttive del centro sud, Laura Bosio, produttrice in Franciacorta, Vania Valentini, Curatrice per la Guida Grandi Champagne, Tommaso Luongo, Presidente Ais Campania, Mariano Murru, miglior enologo italiano 2020 e Presidente Assoenologi Sardegna, e Werner Morandell, produttore altoatesino.
Tra i vari punti dibattuti, emergono due temi particolarmente interessanti.
Forte è innanzitutto la necessità di associazionismo tra produttori di metodo classico in Italia, anche nei territori particolarmente vocati e già ampiamente riconosciuti come la Franciacorta, il Trento Doc, l’Oltrepò Pavese e l’Alta Langa. Tutte zone in cui esistono già consorzi che in qualche modo raggruppano e regolamentano i produttori, ma nelle quali manca una vera coesione di intenti. Questo impedisce uno sviluppo e un miglioramento costante, nonostante, come, per esempio, ha raccontato Laura Bosio, le vendite siano in forte ascesa e si lavori in modo sostenibile e puntando sempre di più alla qualità del prodotto per soddisfare al meglio la richiesta del consumatore.
La mancanza di una vera collaborazione influisce negativamente sullo sviluppo del settore e soprattutto impedisce una comunicazione univoca e chiara che possa permettere al metodo classico italiano di concorrere con lo Champagne francese.
Champagne che, pur vantando nei nostri confronti un vantaggio di qualche secolo, e nonostante le vendite sempre in aumento, attraversa qualche piccola difficoltà legata all’innalzamento delle temperature.
Come testimonia infatti Vania Valentini, c’è una tendenza dei produttori di champagne verso i vini fermi, determinata dalla difficoltà, in alcuni casi, di trovare, a causa del caldo, le giuste acidità necessarie per la produzione di questo vino.
Per quanto riguarda l’Italia, emerge un quadro molto complesso sul fronte della spumantistica, non potendo accomunare la produzione con un’unica regione come in Francia.
A parte le zone già note e già citate, oggi abbiamo una vasta spumantistica che riguarda tutte le regioni italiane e nella quale proprio il centro sud con la sua ricchezza ampelografica sta dando un enorme contributo.
La varietà di vitigni autoctoni, ai quali sempre più spesso è rivolta la nostra spumantistica anche da metodo classico, sta diventando una realtà importante nelle nostre regioni, come testimoniano gli enologi chiamati a partecipare al convegno. Scopriamo così, che in Sardegna, ma non solo, uve quasi dimenticate, vengono oggi spumantizzate con metodo classico, ottenendo risultati sempre più sorprendenti.
Il distacco tra nord e sud in Italia, oltre che dall’esperienza maturata negli ultimi decenni nelle zone del nord, è dato proprio dalla mancanza assoluta di associazionismo nel settore.
Perché, se è bene puntare sull’intraprendenza dei giovani produttori e sulle diversità territoriali, in fondo vera peculiarità dei nostri territori, è anche vero che è necessario fare rete per far crescere in maniera univoca il comparto, soprattutto attraverso una giusta comunicazione, come rimarcato dalla padrona di casa, nonché produttrice campana, Maria Ida Avallone.
Forte la provocazione di Davide Gangi, che ipotizza la creazione di una macro-area per la spumantistica del centro sud che possa guidare la condivisione di un percorso, che trasformi in patrimonio comune la ricchezza di esperienze presenti nel territorio, avviando attività condivise di ricerca e comunicazione finalizzate all’allargamento del mercato italiano della spumantistica.
Gangi, presidente di Vinoway, nel ribadire la soddisfazione per la riuscita dell’evento, ha anche sottolineato la sua volontà di creare un asse con la città di Napoli al fine di renderla punto di dialogo e incontro tra tutte le cantine italiane che producono la tipologia dedicata ai vini effervescenti.
Durante i salotti sono state svelate le migliori bollicine premiate da Vinoway Italia, visibili in APP Vinoway Wine Selection dal prossimo 22 Ottobre.
Particolarmente gradita e interessante la novità presentata da Vinoway Italia proposta nelle masterclass condotte dal padrone di casa Davide Gangi, Antonella Amodio – Giornalista enogastronomico e referente in Campania per le guide di settore –, Alessandro Rossi, Pier Paolo Chiasso e Vania Valentini.
A impreziosire questo momento la degustazione di Champagne Drappier, ma anche alcune anteprime come Borgo Turrito e Cantine Federiciane che hanno presentato per la prima volta in assoluto il loro spumante Metodo Classico.
È risultata infatti di grande appeal, la scelta di servire gli spumanti in ordine alfabetico, senza distinzione tra annate e territori, agevolando un’analisi più obiettiva del singolo prodotto.
Un’intera giornata dedicata alle bollicine d’Italia anche attraverso i banchi d’assaggio che hanno garantito degustazioni libere, confronti tra le diverse aree di produzione italiana e scambi di opinioni tra produttori, distributori e consumatori.
Di seguito le aziende partecipanti: Agricola Felline, Argiolas, Azienda Agricola Culuccia, Azienda Agricola San Salvatore, Azienda Guido F. Fendi, Borgo Turrito, Bosio, Cantina della Volta, Cantine del Notaio, Cantine due Palme, Cantine Federiciane, Carvinea, Casa Setaro, Ciatò, Eredi Legonziano, F.lli Tamponi, Famiglia Cotarella, Feudi di San Gregorio, Fontezoppa, Francesco Bellei, Fratelli Berlucchi, Fratelli Muratori, Guido Berlucchi, Jasci&Marchesani, La Fortezza, La Guardiense, Leone de Castris, Lieselehof, Marchesi de Cordano, Mirizzi, Monsupello, Monzio Compagnoni, Scuropasso, Tenute Chiaromonte, Terra dei Re, Vespa Vignaioli per Passione, Villa Matilde e Champagne Drappier.