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Lo scorso fine settimana, in una fredda giornata autunnale, la Sardegna è sbarcata nella capitale con i meravigliosi colori degli abiti tradizionali con un messaggio chiaro: invitare il mondo a scoprire l’isola.

Protagonista di questa iniziativa è Graziella Frau, maestra di arte sarda, affiancata dalle collaboratrici Maria Laura Depalmas, Rosalba Zedda, Sandra Todde, ed Elisabetta Puggioni. Un gruppo di autentiche ambasciatrici della cultura isolana, che ha portato oltre mare la ricchezza enogastronomica e artigianale della loro terra.

Con abiti tipici, ricchi di ricami preziosi e sete di straordinaria bellezza, scialli e fazzoletti decorati con fili di seta, raccontano la Sardegna attraverso la sua magnificenza sartoriale. Ma il viaggio non si è limitato all’eleganza visiva: è stato un ponte tra passato e presente, una finestra sulle meraviglie dell’isola, pensata per suscitare curiosità e desiderio di scoperta.

Ad arricchire l’esperienza, alcuni dei simboli più significativi della cultura sarda. Tra questi, Su Filindeu, considerata la pasta più antica del mondo, che rappresenta un’eccellenza gastronomica dalle radici profonde, e l’arte del pane e dei dolci decorati, veri e propri capolavori che uniscono tradizione e passione artigiana.

L’obiettivo di questa trasferta è chiaro: promuovere la Stagione Turistica Sarda 2025, mostrando la Sardegna come una destinazione unica dove natura, cultura e tradizioni si intrecciano in un equilibrio perfetto. Le ambasciatrici non si sono limitate a narrare la bellezza dell’isola: hanno distribuito brochure ricche di immagini mozzafiato delle spiagge, dei paesaggi incontaminati e dei tesori nascosti, per offrire ai turisti un assaggio dell’esperienza che li attendono.

Abbiamo raccolto la testimonianza della portavoce, maestra d’arte sarda, Graziella Frau che ci ha raccontato quanta emozione ha suscitato la loro presenza nei turisti in visita nella capitale ma anche nei cittadini incontrati lungo le strade che hanno percorso e nei locali che le hanno amabilmente ospitate.

<< La nostra avventura è iniziata già nell’aeroporto di Olbia dove siamo state accolte con grande entusiasmo. Oggi posso fare un bilancio assolutamente positivo e affermare che abbiamo raggiunto l’obbiettivo del nostro viaggio carico di entusiasmo e significato: farci conoscere, mostrare ciò che sappiamo fare con il pane e i dolci della tradizione sarda.

A Roma, siamo partite dal Vaticano. Nonostante il freddo pungente e il vento gelido, abbiamo deciso di muoversi a piedi lungo le strade principali, spostandoci da un locale all’altro per riscaldarci e, nel frattempo, sorprendere chi incontravamo.

Avevamo con noi piccoli pezzi di pasta lievitata, tenuti al riparo nei taschini delle gonne tradizionali e mostravamo ai presenti come si creano i pani decorativi sardi. Tutto era organizzato con discrezione, ma con il permesso dei proprietari dei locali. I turisti si avvicinavano incuriositi, chiedevano di fare fotografie, di conoscere i nostri abiti e le nostre tradizioni.

Un momento memorabile è stato quando un turista giapponese, affascinato dagli ornamenti dei nostri costumi che riproducevano fedelmente gli antichi gioielli tradizionali, ma che in realtà erano dei dolci sardi, “Sos pretziosos”, ha offerto 1.000 euro per acquistarne uno.

Non ci credevamo, ma alla fine abbiamo accettato e come gesto di gratitudine, gli abbiamo donato un altro dolce prezioso a forma di spilla sarda. Questo episodio, tra i tanti, ha mostrato quanto queste tradizioni siano apprezzate anche al di fuori della nostra isola.

In questo originale percorso abbiamo incontrato persone provenienti da tutto il mondo: domenicani, spagnoli, americani, giapponesi e cinesi, molti dei quali trovavano somiglianze tra i nostri tessuti tradizionali e quelli delle loro terre. È stato un grande scambio culturale. Alcuni ci mostravano fotografie di pane delle loro regioni, ma tutti concordavano sulla bellezza unica del pane sardo.

A un certo punto, mentre continuavamo a lavorare la pasta, ci siamo trovati a corto di semola. Siamo entrati in una pizzeria, abbiamo ordinato delle pizze e abbiamo chiesto un po’ di semola per rifare l’impasto. Così, tra una pizza e l’altra, abbiamo continuato a mostrare la nostra arte tradizionale. Abbiamo preparato gnocchetti, culurgiones, filindeu e spiegato ogni dettaglio, catturando l’attenzione di tutti, inclusi camerieri e ristoratori.

L’obiettivo era raccontare la Sardegna nella sua totalità: non solo mare e tramonti, ma anche cultura, artigianato e una straordinaria tradizione gastronomica.

Le brochure che abbiamo distribuito parlavano dell’intera isola, dal Sulcis alla Gallura, dalla Baronia all’oristanese, passando per Sassari e l’Ogliastra. La Sardegna merita di essere conosciuta e vissuta, anche attraverso un turismo di qualità. Molti turisti stranieri non sapevano nemmeno dove fosse, e con pazienza abbiamo spiegato, indicando l’isola sulle cartine o sui loro telefoni.

Il nostro viaggio è stato un successo. Le persone che abbiamo incontrato ci hanno accolto con calore e curiosità. Molti ci inviano ancora oggi le fotografie scattate durante quei giorni. È stata un’esperienza incredibile, che ci ha permesso di fare “rumore” per qualcosa di bello e autentico. La Sardegna non è solo un’isola; è un tesoro di cultura e tradizioni che merita di essere condiviso con il mondo intero.>>

Con determinazione e orgoglio, queste donne straordinarie hanno dimostrato che la Sardegna non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere. L’invito è lanciato: il mondo sarà pronto a scoprire la nostra indimenticabile terra?
Graziella Frau Link
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Redazione

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