Le origini e le edizioni precedenti
Risale a otto anni fa, per iniziativa dell’Associazione culturale Createam, guidata dal suo presidente Sergio Casola, in collaborazione con CNA e Camera di Commercio, l’idea di organizzare a Salerno un salone del vino per presentare le eccellenze vitivinicole regionali e nazionali.
Fu scelto un nome, In Vino Civitas, in cui il celebre motto latino “in vino veritas” si fondeva col titolo di “Hippocratica civitas”, attribuito alla Città di Salerno in virtù della prestigiosa Scuola Medica Salernitana, prima importante istituzione medica europea medievale, che raggiunse il massimo splendore tra l’XI e il XIII secolo.
La location prescelta fu la Stazione Marittima, progettata dalla archistar iracheno-britannica Zaha Hadid e inaugurata appena un anno prima, negli spazi della quale l’evento ebbe un buon successo.
Nelle successive edizioni, il numero delle aziende presenti aumentò progressivamente, passando da alcune decine nella prima alle oltre 120 dell’ottava edizione nel 2024, con circa ottocento etichette in degustazione.

La IX edizione di In Vino Civitas e la nuova location
La IX edizione, svoltasi da sabato 18 a lunedì 20 ottobre, ha segnato invece un momento di svolta per la manifestazione, col trasferimento nel Tempio di Pomona, situato al centro della città, nei pressi del Duomo.
La nuova location è in effetti una sala del Palazzo Arcivescovile, in passato considerata appartenente a un antico tempio romano dedicato a Pomona, dea dei frutti, e che oggi si ritiene essere piuttosto il risultato della ricollocazione di una quindicina di colonne con capitelli in stile corinzio provenienti dalla zona archeologica di Paestum.
Si tratta di uno spazio abbastanza ampio, anche se di superficie inferiore a quello della Stazione Marittima, utilizzato spesso per mostre ed eventi culturali.
Edizione quindi un po’ ridimensionata nel numero di etichette, comunque oltre 500, in degustazione ai banchi d’assaggio, ma molto articolata, con un nutrito programma comprendente degustazioni guidate – sempre più spesso denominate, un po’ impropriamente, “masterclass” – di notevole interesse, wine talk (momenti di riflessione e dibattito sul mondo del vino) e premiazioni, su cui non mi soffermerò.
La… “marcia di avvicinamento”
Interessante però un’altra novità di quest’anno: “Via col Vino” è il nome dato all’evento collaterale, un vero e proprio percorso di avvicinamento alla manifestazione principale, consistente in una nutrita serie di eventi gratuiti tenuti nei ristoranti e nelle botteghe artigiane di Via Duomo: incontri di primo approccio al vino, degustazioni, mostre fotografiche e di artigianato.
Un fuori salone sulla scia di tanti che da molti anni arricchiscono e completano svariate manifestazioni, anche di altri settori; in Campania ne abbiamo un illustre esempio: Wine&TheCity a Napoli, prima di diventare evento autonomo, era una vera e propria introduzione, lunga e articolata, a Vitigno Italia.
Le collaborazioni
Detto della sinergia tra Createam e alcuni attori istituzionali, non si può non menzionare la collaborazione che forse più di ogni altra contribuisce alla qualità di In Vino Civitas, quella con la delegazione salernitana dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS), partner tecnico imprescindibile sin dalla prima edizione: i sommelier AIS sono presenti sia ai banchi d’assaggio, affiancando i produttori (purtroppo pochi) presenti o, più spesso, i responsabili commerciali e gli agenti di vendita, sia alle masterclass.
Una vera garanzia.
I partecipanti
Ma… quali cantine hanno partecipato? E quali vini hanno portato o inviato?
Considerato il livello regionale della manifestazione (al di là delle esagerazioni comunicative), erano personalmente presenti soprattutto alcuni produttori campani, mentre molte altre aziende nazionali hanno partecipato, in gran parte, tramite i loro distributori locali o, anche, inviando i vini e affidando la postazione a un sommelier; va detto che, in un evento del genere, difficilmente un importante produttore nazionale mette in degustazione ai banchi d’assaggio i vini di maggiore prestigio; al massimo capita che qualcuno di questi sia incluso in una masterclass.
C’era comunque parecchio da assaggiare, anche sotto il profilo gastronomico, dove spiccava la presenza della pasticceria Beatrice, assai nota ai salernitani.
I miei assaggi preferiti
In un walk around tasting – ehm… non vi allarmate, “quelli bravi” chiamano così una degustazione a banchi d’assaggio – che si rispetti bisogna seguire una corretta successione, quindi parto con gli spumanti, tra i quali ho apprezzato particolarmente l’Alta Langa Riserva 2019 di Coppo in formato magnum (80% Pinot Nero e 20% Chardonnay), cui la vinificazione e maturazione in barrique del vino base per 9 mesi e la successiva permanenza di 36 mesi sui lieviti conferiscono complessità e struttura.
Bollicine e bianchi di carattere
Tra i bianchi fermi menzione speciale per il Sauvignon del Veneto Vulcaia Fumé 2023 di Inama, assai elegante al naso, fresco, sapido e di buona morbidezza in bocca, con una piacevole chiusura minerale. Bel vino davvero, presentato nella foto dall’amica sommelier Monica Sergi.
Altro assaggio di rilievo il Fiano di Avellino Riserva Alessandra 2015, che dimostra per l’ennesima volta quanto Roberto Di Meo, presidente degli enologi campani, abbia ragione nel puntare sulla longevità dei suoi bianchi; un vino di notevole complessità da abbinare a piatti di buona struttura.
Rossi d’autore e storie di vino
Passando ai rossi, è sempre un piacere incontrare Silvia Imparato, grande signora del vino campano e titolare dell’azienda Montevetrano, oggetto di recente acquisizione da parte di Tenuta Ulisse, cantina abruzzese la cui maggioranza è detenuta dal fondo di private equity White Bridge Investments II.
Silvia, nella foto con l’ottimo Montevetrano 2022 (mi è piaciuto molto!), coadiuvata dalla figlia Gaia, rimarrà comunque alla guida dell’azienda, che quindi manterrà la sua identità.
Un’altra delle foto ritrae l’amico Enzo Falcone (Fadwine, con Antonio D’Oro, distributore di parecchie importanti cantine nazionali presenti alla manifestazione) col ragguardevole Amarone della Valpolicella Classico 2021 di Allegrini; della stessa distribuzione, tornando per un attimo ai bianchi, impossibile non menzionare le diverse versioni di vermentino di Capichera.
Nuove realtà e piacevoli sorprese
In un’altra foto, con Nevio Toti, Delegato AIS di Salerno, Achille De Gregorio e Flaminia Orlando, titolari di Tenuta De Gregorio, azienda fondata a Taurasi pochi anni fa ma… partita subito col piede giusto: è quello che succede quando si decide sin dall’inizio di affidarsi a un eccellente enologo come Vincenzo Mercurio e alle sue “Ali”.
La localizzazione dei vigneti lascia immaginare una focalizzazione sui rossi, ma anche i bianchi, falanghina, fiano e, soprattutto, greco, non sfigurano affatto.
Interessante il rosato da aglianico Flavè, di cui ho apprezzato non solo l’annata in corso ma, ancora di più, la 2021, a riprova del fatto che qualche anno in più fa bene anche a questa tipologia di vino, solitamente considerato da bere prima possibile.
Quanto ai rossi, buoni sia il Campi Taurasini che il Taurasi (con qualche nota olfattiva riconducibile all’affinamento in legno, in parte di primo passaggio, ancora da smaltire), ma a me è piaciuto soprattutto l’Irpinia Aglianico (DOC), lavorato solo in acciaio, piacevole ed equilibrato.
Concludo con una chicca…
Alabastra è una bella azienda di Cesinali (AV), fondata da Lucia Pintore, cagliaritana e migliore sommelier italiana nel 1987, e da Angelo Antonio Valentino, enologo avellinese, che produce ottimi vini. Ma questa volta ho chiesto a Lucia di fare la foto col suo magnifico Adarchia, liquore aromatico prodotto con l’infusione in alcool di bacche di mirto nero.
Un bel sapore di Sardegna, perfetto per concludere un pasto nonché… questo breve resoconto.
In Vino Civitas Link














