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Nel cuore della Sardegna, tra tradizione agricola e innovazione brassicola, prende vita un progetto destinato a lasciare il segno: la nascita della prima filiera della birra artigianale sarda. Un passo epocale che sancisce l’unione tra i birrifici artigianali dell’isola e i produttori cerealicoli locali, in un percorso che dalla terra porta direttamente al bicchiere. Il risultato? La “Bionda Sarda”, una birra che incarna l’anima dell’isola, dalle materie prime al marchio che la rappresenta.

Un progetto ambizioso e una giornata storica

L’incontro che ha celebrato questo traguardo si è tenuto presso il Birrificio 4Mori di Montevecchio, alla presenza di figure chiave del settore. Tra loro Luca Saba, Direttore regionale di Coldiretti Sardegna e Battista Cualbu, Presidente di Coldiretti Sardegna, che ha sottolineato con orgoglio il passaggio dalle parole ai fatti: «La birra bionda sarda è una realtà. Abbiamo costruito una filiera che nasce nei nostri campi e che coinvolge agricoltori e birrifici locali. Inoltre, grazie al sostegno della Regione Sardegna, gli agricoltori riceveranno un incentivo di 200 euro per ettaro, contribuendo alla crescita sostenibile del comparto».

Marco Locci, presidente della Cooperativa Isola Sarda e di Coldiretti Nord Sardegna, ha ribadito l’importanza della giornata: «Questa è la prima birra prodotta con ingredienti della nostra isola. Un prodotto che, ne siamo certi, conquisterà il mercato».

Una filiera che valorizza il territorio

Dietro il successo di “Bionda Sarda” c’è il lavoro del Consorzio Birra Italiana, guidato da Carlo Schizzerotto. Il Direttore del Consorzio ha raccontato il lungo percorso che ha portato alla realizzazione del progetto: «Dopo due anni di gestazione, siamo riusciti a coinvolgere 22 birrifici e una trentina di produttori di orzo. L’orzo distico coltivato in Sardegna è stato lavorato e trasformato in malto per dare vita a una birra dalle radici profondamente sarde».

Ma non si tratta solo di produzione, il progetto prevede anche un’innovativa tracciabilità, come spiega Schizzerotto: «Grazie a un QR Code sull’etichetta, i consumatori potranno conoscere ogni dettaglio della filiera. Dalla coltivazione dell’orzo e del luppolo fino alla trasformazione in birra. Inoltre, sarà possibile scoprire i birrifici coinvolti e i principali eventi dedicati alla birra artigianale in Sardegna.»

Il futuro di “Bionda Sarda”

Con un’etichetta accattivante studiata dal art-director Mauro Luccarini, la commercializzazione avverrà inizialmente in Sardegna, per poi espandersi nel mercato nazionale, con un occhio di riguardo alla GDO. «L’obiettivo è portare un prodotto 100% italiano sugli scaffali, offrendo un’alternativa autentica e legata al territorio – spiega Schizzerotto.

«La filiera agricola della birra non rappresenta solo un’opportunità economica, ma anche un volano per il turismo esperienziale. L’iniziativa apre infatti le porte a nuove forme di valorizzazione del territorio, con il “birraturismo” e percorsi dedicati alla scoperta dei birrifici sardi».

Un’opportunità per l’agricoltura locale

Celestino Lasiu, produttore di orzo della provincia di Oristano, racconta con entusiasmo il valore di questa iniziativa: «Per noi agricoltori, la filiera della birra rappresenta un nuovo sbocco di mercato, un’opportunità per valorizzare il nostro lavoro e il nostro territorio. Nel Sinis, i cereali crescono con un tocco di salinità portata dal mare, un elemento che rende il nostro orzo unico».

Dello stesso avviso anche Antonio Zanda, amministratore e socio fondatore del Birrificio 4Mori: «Abbiamo creduto sin da subito in questo progetto e oggi celebriamo un traguardo importantissimo. La partecipazione di Coldiretti e di tanti birrifici sardi dimostra la forza di questa iniziativa e il suo potenziale per il futuro.»

«Tutto è partito con la coltivazione dell’orzo distico – spiega Paolo Lai, socio fondatore del birrificio 4Mori – una coltura complessa, seguita dai tecnici Coldiretti”. In un solo anno si è completato il primo ciclo: semina, raccolta e invio a una malteria della Penisola. Senza la maltazione – aggiunge – non si può ottenere la birra, ma in Sardegna manca ancora questa struttura».

Nel frattempo, è nata la Bionda Sarda, birra simbolo del progetto: una lager leggera da 4,7 gradi, pensata per i gusti locali ma adatta anche al mercato nazionale.

«La ricetta è nostra – dice Lai – doveva essere semplice, quotidiana ma di qualità. La filiera, oltre a essere corta,  è anche circolare: gli scarti vanno ai pastori. Nulla si spreca, è quasi a residuo zero. Il prossimo obiettivo? Una birra 100% sarda, con malto e luppolo prodotti sull’isola

Il progetto vede la Sardegna ben rappresentata anche a livello nazionale. All’interno del Consorzio Birra Italiana, presieduto da Teo Musso e diretto da Carlo Schizzerotto, due consiglieri – Antonio Zanda del Birrificio 4Mori e Mauro Loddo del Birrificio Marduk – sono sardi. «È un riconoscimento del ruolo centrale che l’isola sta giocando – sottolinea Lai – anche grazie alle condizioni climatiche ideali per produrre un orzo di altissima qualità.»

E intanto, la Regione Sardegna ha già stanziato fondi a sostegno del progetto, riconoscendone il valore strategico.

«Coldiretti è il vero motore – spiega Fabio Serra, giovane Mastro birraio del birrificio 4Mori – ha unito agricoltori, birrifici e allevatori, creando una filiera in cui nulla va sprecato». Il birrificio 4Mori è in prima linea nella collaborazione con Coldiretti, finalizzata a produrre la Bionda Sarda, una Helles a bassa fermentazione, semplice e accessibile. «È la tipologia che sappiamo fare meglio – racconta Serra – ed è pensata per essere vendibile e apprezzata».

Ma non ci si ferma qui: Bionda Sarda è solo l’inizio. Il progetto prevede l’introduzione di altri stili e denominazioni, coinvolgendo via via altri birrifici artigianali sardi. «L’obiettivo non è solo produrre una buona birra, ma creare un filone che sia davvero “buono e pulito” – sottolinea Serra –. Vogliamo un prodotto realizzato sul territorio, con materie prime locali, che generi valore per chi qui vive e lavora, puntando a ridare dignità ai piccoli produttori».

Nel Consorzio nazionale, sono coinvolti una ventina di birrifici. «Ora possiamo contare su malto locale di qualità e prezzi accessibili, ed è un passo enorme per noi». Il progetto punta a due mercati: la GDO, con una birra competitiva per i supermercati, e il canale Ho.Re.Ca., grazie ai mercati di Campagna Amica e alla rete Coldiretti.

«La Bionda Sarda è il nostro biglietto da visita – conclude Serra – frutto dell’esperienza del birrificio 4Mori. Un progetto che guarda al futuro, ma con radici ben piantate nella terra di Sardegna.
La rivoluzione brassicola made in Sardegna

Il settore della birra artigianale italiana ha vissuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, e la nascita di una filiera interamente sarda rappresenta un modello che potrebbe ispirare altre regioni. Il Consorzio Birra Italiana, nato nel 2019 con l’obiettivo di tutelare la birra artigianale italiana e garantire l’origine delle materie prime, continua il suo impegno per consolidare la filiera agricola nazionale e promuovere il valore del made in Italy anche all’estero.

Con “Bionda Sarda”, l’isola lancia una sfida al mercato nazionale e internazionale, puntando su qualità, tracciabilità e identità territoriale. Un esempio concreto di come cultura identitaria e progresso possano incontrarsi per creare qualcosa di unico, capace di raccontare un territorio attraverso il gusto autentico della sua birra.

Coldiretti Sardegna Link
Birrificio 4Mori Link

Sara Sanna

Caporedattore
Sarda, scrive da sempre di enogastronomia, da qualche anno in modo professionale. La passione per questi argomenti è una eredità preziosa della sua famiglia dove le tradizioni culturali si sono radicate in simbiosi col piacere di condividere e di godere della scoperta del buon cibo.
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