La frègula, più di ogni altra pasta, rappresenta la storia, la cultura e le tradizioni della Sardegna. Si tratta di una preparazione che racchiude secoli di saperi tramandati di generazione in generazione, evolvendo come espressione autentica di una cucina povera ma saporita, capace di utilizzare al meglio le risorse del territorio. È realizzata con semola di grano duro, acqua e sale, ma in alcune zone si usa arricchirla con uova e zafferano.
Le prime testimonianze sulla frègula risalgono all’epoca medievale, quando la Sardegna era crocevia di scambi commerciali e culturali con il Mediterraneo.
Alcuni storici dell’alimentazione sostengono che abbia origini comuni con altre paste di semola simili, diffuse nell’area del Nord Africa, come il couscous. Tuttavia, la frègula ha sviluppato caratteristiche uniche che la rendono un prodotto esclusivo della tradizione sarda.
Era uso preparare questa pasta, principalmente nelle case contadine. La semola di grano duro, uno dei cereali più coltivati in Sardegna, veniva lavorata con acqua e sale. Si strofinava con i polpastrelli, ripetendo un movimento circolare delle mani, all’interno di grandi contenitori di terracotta, fino a ottenere piccoli granelli omogenei che ricordavano delle briciole. Questo processo, noto come “incocciatura“, veniva spesso eseguito in gruppo, e rappresentava un momento di socialità per le donne dei paesi.
Una volta formata, si lasciava riposare e poi si faceva asciugare in forno. Processo che le conferiva un colore dorato e un sapore inconfondibile, leggermente affumicato. La tostatura, inoltre, le donava una buona resistenza in cottura e una capacità unica di assorbire i condimenti, rendendola perfetta per ricette sia asciutte che in brodo.
La frègula ha sempre avuto un ruolo importante nei pasti collettivi e nelle occasioni speciali delle famiglie sarde. Veniva preparata per feste religiose, per le celebrazioni di fine raccolto e soprattutto i matrimoni, quando si voleva offrire ai commensali un piatto semplice ma ricco di sapore.

Nella cucina tradizionale, si prepara in vari modi, sfruttando la sua versatilità, che le consente di adattarsi ai prodotti disponibili in ogni stagione. Nelle aree costiere, è spesso servita con frutti di mare come le arselle (vongole veraci). Mentre nell’entroterra è accompagnata da lumache o condimenti più rustici, a base di sughi di carne o verdure.
La frègula grossa è ideale per piatti asciutti, e si cucina come un risotto, mantecando lentamente i granuli con il condimento. Si sposa in modo ottimale con pomodoro e formaggi filanti, come il casizolu o il pecorino, o con saporiti sughetti di pesce e crostacei.
La frègula fine, invece, è comunemente utilizzata per zuppe e minestre. Cuocendo velocemente in brodi di carne o pesce, arricchisce ogni piatto con la sua consistenza unica.
Oggi, questo piatto sta vivendo una stagione di grande successo. Grazie all’attenzione sempre maggiore verso i prodotti tipici e la riscoperta della cucina tradizionale, la frègula è diventata protagonista di menù gourmet e ristoranti di alto livello, sia in Sardegna che nel resto d’Italia. Sempre più chef, la includono nei loro piatti, sperimentando abbinamenti nuovi e creativi, senza però tradire la sua essenza originaria.
Artigiani e piccoli produttori locali hanno ripreso la tradizione lavorandola a mano e valorizzando il grano duro sardo, spesso di varietà antiche. Il processo di tostatura in forno a legna è stato mantenuto, per garantire alla pasta quel sapore unico che la contraddistingue.
La frègula non è solo una pasta, ma un simbolo della cucina e della cultura sarda. Un legame profondo con la terra e le tradizioni dell’isola. Ogni piatto racconta una storia di semplicità, di ingredienti genuini e di sapori autentici, che resistono al tempo e all’omologazione portando con sé i profumi del grano tostato e i sapori intensi del mare e della nostra terra.
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