L’assenzio, il distillato conosciuto, per il suo colore, come la “Fata Verde”, è più di una semplice bevanda: è un simbolo di creatività, ribellione e mistero. Amato e temuto, celebrato e bandito, l’assenzio ha intrecciato il suo destino con quello degli artisti più controversi della storia.
Nel cuore della Parigi bohémien del XIX secolo l’assenzio era il compagno delle menti geniali e tormentate. Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Charles Baudelaire trovavano nell’assenzio un rifugio e un’ispirazione. Questo distillato, con il suo colore verde brillante e il rituale ipnotico della preparazione, simboleggiava la ricerca di nuovi orizzonti mentali e artistici.
Nelle loro opere, i poeti maledetti celebravano l’assenzio come una musa alcolica, capace di stimolare visioni, sogni e trasgressioni. Ernest Dowson, poeta simbolista britannico, lo descrisse con la frase: “Absinthe makes the tart grow fonder” (“L’assenzio rende più dolce l’amaro”), cogliendone il fascino malinconico. Anche Charles Baudelaire, con il suo spirito decadente, evocava il tema della fuga dalla realtà attraverso vizi e piaceri nei versi de “Il vino degli amanti” (“Le Vin des Amants”), mostrando l’assenzio come metafora di ispirazione e decadimento. Ma non solo la poesia ne è intrisa: anche la pittura lo immortala, come nell’opera “L’assenzio” di Edgar Degas, dove il liquore verde diventa il riflesso di un’esistenza inquieta e decadente.
L’assenzio è un distillato complesso, ottenuto da Artemisia absinthium (l’assenzio maggiore), anice, finocchio e altre erbe aromatiche. Questi ingredienti gli conferiscono un profilo organolettico unico: note erbacee, speziate e una freschezza intensa che persiste al palato. La sua elevata gradazione alcolica (è spesso tra il 45% e il 74%) ne fa un liquore che richiede rispetto e attenzione.
L’assenzio ha origini antiche e si ritiene che le prime varianti di questa specialità siano state prodotte in Svizzera, nella regione della Val-de-Travers, già nel XVIII secolo. Da qui, la sua popolarità si diffuse rapidamente in Francia, soprattutto nella regione della Jura e a Pontarlier, che divenne il cuore pulsante della produzione durante il XIX secolo. Con il tempo, anche altre nazioni iniziarono a produrre assenzio, tra cui l’Italia, dove oggi alcune distillerie artigianali stanno riscoprendo le antiche ricette per offrire varianti che rispettano la tradizione ma con un tocco innovativo.
Il fascino dell’assenzio non è solo nel gusto, ma anche nel rito della sua preparazione. Il metodo tradizionale francese prevede l’uso di una zolletta di zucchero posta su un cucchiaino forato, attraverso cui viene fatta gocciolare acqua ghiacciata. Questo processo crea l’effetto “louche”: il liquido diventa opalescente, rivelando l’essenza aromatica nascosta.
All’inizio del XX secolo, molti paesi bandirono l’assenzio a causa dei timori legati alla presenza di tujone, un composto estratto dall’artemisia. Tuttavia, studi moderni hanno sfatato molti miti sull’assenzio, dimostrando che il tujone è presente in quantità sicure nei prodotti attuali. Questo ha permesso una rinascita dell’assenzio, che oggi è celebrato come un distillato di culto. Si registra che nel Regno Unito la domanda di questo distillato è cresciuta in modo esponenziale, segnando un rinnovato interesse per la sua storia e il suo rituale di consumo.
L’assenzio non è soltanto una specialità, ma un emblema di trasgressione, immaginazione e fascino enigmatico. Dalla Parigi dei poeti maledetti ai bar moderni, la “Fata Verde”, con il suo potere evocativo, continua a sedurre chi cerca un’esperienza capace di raccontare una storia.
Per gli appassionati che desiderano esplorare un’ampia selezione di assenzi, l’Enoteca Scagliola, situata nel centro storico di Napoli, in via San Pietro a Maiella, 15, offre una vasta scelta di etichette pregiate, accompagnate da una consulenza esperta per una degustazione consapevole.