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Il 10 ottobre, si è tenuto presso il Policlinico Universitario di Cagliari l’incontro conclusivo del Progetto MASTER – Microbiota, Alimenti funzionali, Salute e Territorio. Un’iniziativa che ha unito ricerca, medicina clinica e filiera cerealicola locale con l’obiettivo di studiare gli effetti della biofortificazione agronomica con selenio e microrganismi benefici sul frumento sulla salute umana.

L’evento ha rappresentato un momento di sintesi di un percorso pluriennale che ha visto coinvolti ricercatori, medici, aziende agricole e trasformatori in un modello di collaborazione virtuosa tra campo, laboratorio e ospedale.

Presentazione progetto innovazione alimentare Sardegna

Saluti istituzionali

Ad aprire i lavori è stato il Professore Luchino Chessa, che ha portato i saluti del Rettore dell’Università di Cagliari, del Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica e del Commissario Straordinario dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari.
Il Professor Chessa ha sottolineato l’importanza del progetto come esempio concreto di ricerca traslazionale. Un modello in cui la scienza agraria e quella medica dialogano per generare risultati applicabili e di reale impatto sulla salute pubblica.

Ha evidenziato inoltre come la collaborazione tra accademia, imprese e territorio, rappresenti oggi un pilastro fondamentale per la crescita della Regione Sardegna, valorizzando le sue risorse agroalimentari e le competenze scientifiche locali.

Il Progetto MASTER: innovazione e opportunità

Ad aprire i lavori è stato il Dott. Emanuele Gosamo, innovation broker del Progetto MASTER, che ha illustrato la filosofia e gli obiettivi dell’iniziativa, ovvero costruire un ponte tra agricoltura e medicina, trasformando le conoscenze scientifiche, agronomiche e mediche in soluzioni concrete per la salute delle persone.

Il progetto è nato nell’ambito della sottomisura 16.1 del PSR Sardegna 2014-2020, dedicata alla cooperazione tra ricerca, imprese agricole e filiere produttive. Come ha spiegato il Dott. Gosamo, l’intento è stato quello di creare una connessione solida tra il mondo della ricerca, quello agricolo e quello produttivo, fino ad arrivare ai consumatori che scelgono di sostenere i produttori locali attraverso ciò che portano in tavola.

Presentazione progetto sostenibilità in aula universitaria

Il nome “MASTER” racchiude in se il significato dell’iniziativa

“Miglioramento della fertilità del suolo e biofortificazione dei cereali con l’uso di biostimolanti e selenio a supporto di prodotti utili al trattamento della steatosi”. Un titolo lungo ma emblematico, che riassume gli obiettivi principali: migliorare la fertilità del terreno, aumentare la qualità nutrizionale dei cereali e valutare i potenziali effetti positivi di questi alimenti sulla salute, in particolare nelle persone affette da steatosi epatica.

La Sardegna, con la sua ricca biodiversità e la presenza di varietà locali di frumento duro e tenero, si è rivelata un terreno ideale per sviluppare un modello innovativo di filiera cerealicola funzionale, capace di generare valore economico e benefici nutrizionali misurabili.

Il percorso del Progetto MASTER ha coinvolto quattro aziende agricole sarde, situate tra il nord e il sud dell’isola, dove sono stati sperimentati biostimolanti a base di microorganismi (funghi micorrizici arbuscolari, batteri, lieviti, ed altri funghi benefici come tricoderma) e tecniche di biofortificazione con selenio. (Fertilizzazione liquida in fase di emissione della prima foglia a bandiera del frumento). Dopo la fase in campo, i cereali ottenuti sono stati trasformati dapprima in semola e farina e poi in “Functional Foods”, ovvero pasta (malloreddus) e prodotti da forno funzionali, (pane carasau e biscotti) successivamente testati in una prova in ambito clinico per valutarne gli effetti sulla salute dei pazienti affetti da steatosi non alcolica. La dieta funzionale era basata su frumento duro e tenero da vecchie varietà trattato in campo con biostimolanti microbici e biofortificato con selenio, mentre la dieta di controllo era basata sempre su frumenti coltivati nel progetto ma di varietà moderne su cui non era stato applicato né il biostimolante microbico né il selenio.

Come ha evidenziato il Dott. Gosamo, la ricerca non si è limitata alla sperimentazione agronomica, ma ha integrato analisi chimico-nutrizionali-tecnologiche, trasformazione alimentare e studi clinici, aprendo la strada a una possibile replicabilità del modello anche in altre regioni. Parallelamente, è stato avviato un programma di formazione e divulgazione rivolto agli agricoltori, per garantire la continuità dell’esperienza oltre la durata del progetto.

In chiusura, il Dott. Gosamo ha ricordato il sostegno del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, del Ministero delle Politiche Agricole e della Regione Sardegna, auspicando che i risultati del progetto possano essere valorizzati anche nella nuova programmazione del PSR.

Presentazione su sfide agricole e cambiamento climatico

Dall’applicazione di biostimolanti microbici e biofortificazione agronomica alle applicazioni pratiche

A presentare la parte più tecnico-scientifica del Progetto MASTER è stata la Dott.ssa Elisa Pellegrino, agronoma e ricercatrice in agronomia e coltivazioni erbacee dell’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nonché responsabile tecnico-scientifico del progetto.

Il suo intervento ha illustrato come l’attività di ricerca abbia puntato a sviluppare alternative sostenibili alla fertilizzazione minerale tradizionale del frumento, con particolare attenzione ai biostimolanti microbici e alle tecniche di biofortificazione agronomica finalizzate al miglioramento delle rese e del profilo nutrizionale dei cereali.

La Dott.ssa Pellegrino ha ricordato come il progetto nasca dalla necessità di affrontare due sfide cruciali. Da un lato la crescita della popolazione mondiale, con i conseguenti squilibri tra malnutrizione ed eccesso alimentare, dall’altro l’impatto ambientale dell’agricoltura, segnato da dispersione di nutrienti, emissioni di CO₂ e degrado dei suoli. «Molti terreni europei – ha spiegato – presentano un contenuto di carbonio inferiore al 2%, con bassissima attività microbica e diversità e perdita di fertilità».

Presentazione sulla biofortificazione del frumento

Funghi micorrizici arbuscolari e qualità del frumento

Attraverso un’ampia metanalisi internazionale e una serie di prove sperimentali condotte in Sardegna, il team ha dimostrato che i funghi micorrizici arbuscolari possono incrementare le rese del frumento fino al 20%, migliorando al tempo stesso l’assorbimento di ferro, zinco e azoto, contenuto in proteine. Questi microrganismi, ha spiegato la ricercatrice, «non agiscono solo sulla pianta, ma stimolano la microflora del suolo, potenziando la disponibilità dei nutrienti e la risposta fisiologica del frumento».

I benefici riscontrati riguardano non solo la produttività ma anche la qualità nutrizionale. Aumento dell’azoto nella granella, maggiore concentrazione di zinco e stimolo alla sintesi di polifenoli e acidi grassi volatili. Anche varietà antiche, come il Senatore Cappelli, hanno risposto positivamente ai trattamenti, confermando il potenziale dei biostimolanti microbici nel ridurre l’uso di fertilizzanti chimici e nel migliorare la sostenibilità delle produzioni cerealicole.

La biofortificazione con Selenio

Un capitolo fondamentale del Progetto MASTER ha riguardato la biofortificazione del frumento con selenio, micronutriente essenziale per le funzioni antiossidanti e spesso carente sia nelle piante che nell’alimentazione umana. La tecnica, basata su applicazioni fogliari di selenato di sodio, si è dimostrata più efficace rispetto alla fertilizzazione del suolo, consentendo di ottenere granelle con contenuto di selenio tra 100 e 300 µg/kg, nettamente superiori ai valori standard.

Il frumento, consumato quotidianamente sotto forma di pane e pasta, è stato individuato come il veicolo ideale per assicurare l’apporto giornaliero raccomandato di selenio (55–70 µg). I risultati hanno evidenziato anche un miglioramento della resa e della qualità nutrizionale complessiva dei cereali biofortificati.

Presentazione su clima arido in aula con schermo.

Le prove in campo in Sardegna

Le sperimentazioni si sono svolte in quattro aree dell’isola — Olbia, Orosei, Cabras e Villanovafranca — su varietà di frumento duro (Estedur, Russello) e tenero (Donatello, Autonomia). I terreni, molto diversi tra nord e sud, hanno offerto condizioni pedologiche ideali per testare le diverse combinazioni di microrganismi e selenio, sabbiosi e subacidi al nord, franco-argillosi e moderatamente alcalini al sud.

Gli agricoltori locali hanno partecipato attivamente alla realizzazione degli impianti, fondamentali per la replicabilità e la validità statistica dei risultati. Le analisi morfologiche hanno confermato una maggiore colonizzazione micorrizica nelle radici delle piante trattate, rispetto a quelle di controllo, a due mesi dall’impianto, a garanzia dell’efficacia del processo.

Inoltre, le analisi molecolari hanno rilevato che l’applicazione del biostimolante microbico a due mesi dall’applicazione aveva ridotto la biodiversità microbica nel suolo (funghi micorrizici arbuscolari e batteri), mentre alla raccolta del frumento un netto incremento della biodiversità era stata osservata. Inoltre, anche la fertilità biologica, misurata come biomassa batterica e fungina del suolo, e la fertilità chimica del terreno sono state migliorate in maniera significativa dall’applicazione dei microorganismi ai semi mediante concia.

Prodotti tradizionali sardi: biscotti e pane carasau.

Il prodotto trasformato

La granella raccolta è stata trasformata in pasta, pane, pane carasau e biscotti, suddivisi in due categorie:

  • Controllo, ottenuti da varietà moderne non trattate;
  • Arricchiti, derivati da varietà antiche trattate con microrganismi e biofortificati con selenio.

Le analisi nutrizionali hanno confermato incrementi di selenio, proteine, ferro e zinco e composti bioattivi nei prodotti arricchiti, destinati a pazienti con steatosi epatica non alcolica. L’integrazione dei dati nutrizionali dei prodotti trasformati ha permesso di correlare la qualità nutrizionale con gli effetti clinici, ponendo le basi per future applicazioni in ambito medico e dietetico.

Prospettive e trasferibilità del modello Progetto MASTER

In chiusura, la Dott.ssa Pellegrino ha sottolineato l’importanza di questa strategia integrata per la salute pubblica, la sostenibilità agricola e l’economia locale. La combinazione di biofortificazione agronomica, microrganismi benefici e selezione o scelta varietale rappresenta un modello replicabile e trasferibile, capace di generare ricadute concrete sul territorio e nella dieta quotidiana dei consumatori.

«È fondamentale continuare a lavorare con gli agricoltori e applicare queste innovazioni in campo, valutandone gli effetti anche in ambito medico», ha concluso, ribadendo come il Progetto MASTER si ponga a pieno titolo come ponte tra ricerca scientifica, agricoltura e salute umana.

Conferenza sullo studio Master, presentazione su schermo

Dal campo alla salute: lo studio clinico sulla NAFLD

La fase clinica del Progetto MASTER, curata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cagliari e in particolare dalle Dott.ssa Cinzia Balestrieri e dalla Dott.ssa Alice Paribello, ha rappresentato il cuore umano dell’intero percorso. L’obiettivo era valutare l’efficacia di una dieta basata su alimenti biofortificati con selenio e migliorati dal punto di vista nutraceutico grazie all’applicazione dei microorganismi in campo, nella gestione della steatosi epatica non alcolica (NAFLD), una patologia in costante aumento che interessa circa il 30% della popolazione adulta.

Il protocollo di studio

Sono stati arruolati 31 pazienti, con età media di 56 anni e BMI medio di 31, seguiti per un periodo di tre mesi e suddivisi in due gruppi:

  • uno ha seguito una dieta con alimenti arricchiti con selenio, ferro, zinco e altre sostanze nutraceutiche;
  • l’altro ha seguito una dieta di controllo, basata su frumenti moderni coltivati nello stesso progetto senza applicazione delle innovazioni.

Tutti i partecipanti sono stati valutati al basale e dopo 4, 8 e 12 settimane, con follow-up a 6 mesi. Le analisi hanno riguardato BMI, circonferenza vita, massa grassa e magra (impedenziometria), transaminasi epatiche, FibroScan, Fib-4, oltre a questionari sulle abitudini alimentari e analisi del microbiota intestinale.

Presentazione sul ruolo del selenio in aula

I risultati preliminari

Dopo tre mesi di trattamento, tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento dei parametri metabolici, con riduzione del peso corporeo e del BMI, diminuzione delle transaminasi e una lieve riduzione dei valori di fibrosi epatica. Sebbene le differenze tra i due gruppi non siano risultate statisticamente significative, a causa del numero limitato di partecipanti e della breve durata dello studio, la biofortificazione con selenio e l’applicazione di microrganismi come biostimolanti si confermano delle strategie promettenti grazie ai potenziali effetti antiossidanti e antifibrotici del selenio sul fegato.

Il ruolo dell’alimentazione e della motivazione

Le ricercatrici hanno ricordato che «la steatosi epatica può manifestarsi anche nei soggetti magri e può avere origini diverse, ma quando è legata all’alimentazione, il controllo dietetico resta l’indice di successo più affidabile».

Un aspetto di grande rilievo emerso dallo studio riguarda il fattore psicologico: «si è creato un gruppo coeso, un clima di incoraggiamento reciproco che ha reso il percorso più efficace anche dal punto di vista emotivo», hanno aggiunto Balestrieri e Paribello. Il coinvolgimento diretto dei pazienti ha favorito adesione e consapevolezza, trasformando il programma alimentare in un’esperienza condivisa di cura.

Accettabilità e prospettive future

Gli alimenti biostimolati e biofortificati sono stati ben accettati dai pazienti, che hanno manifestato entusiasmo e curiosità, chiedendo di poterli continuare a consumare anche oltre la durata della sperimentazione. Durante il percorso, molti partecipanti hanno scambiato ricette e consigli, rafforzando il senso di comunità e il valore educativo del progetto.

Nonostante le difficoltà logistiche e il campione limitato, i risultati confermano la fattibilità clinica e nutrizionale dell’alimentazione a base di frumento biofortificato, che può migliorare i parametri epatici e metabolici già nella fase iniziale della malattia, prima dell’introduzione di farmaci specifici.

La fase clinica del Progetto MASTER apre dunque la strada a nuovi approcci integrati tra ricerca scientifica, nutrizione e medicina, rafforzando l’idea che la salute cominci dal campo.

Presentazione master in aula con partecipanti seduti.

Il punto di vista delle aziende agricole

Enrico Lepori, titolare della Sinis Agricola, Consorzio Terre dei Giganti di Cabras e capofila del Progetto MASTER, ha portato la voce delle imprese agricole coinvolte, evidenziando quanto questo percorso abbia rappresentato una crescita professionale e culturale per chi lavora la terra.

«Non si è trattato solo di sperimentare una nuova tecnica di coltivazione — ha spiegato — ma di entrare in un processo di ricerca condiviso, dove l’agricoltore è protagonista e non semplice fornitore di materia prima».
Lepori ha ribadito l’importanza di una filiera locale del frumento funzionale, capace di generare valore aggiunto per il territorio e nuove opportunità economiche legate al benessere alimentare.

Gli agricoltori del progetto, presenti all’incontro, tra cui Lorenzo Moi, agricoltore e mugnaio proprietario del Molino Rubino di Orosei hanno raccontato le loro esperienze dirette, sottolineando la complessità ma anche la soddisfazione di partecipare a un’iniziativa che collega il mondo agricolo alla medicina e alla ricerca scientifica delle università. Il loro contributo ha permesso di testare sul campo la reale applicabilità delle tecniche di utilizzo di biostimolanti microbici e biofortificazione e di sviluppare un modello di agricoltura sostenibile e consapevole.

Materiali informativi progetto MASTER su fertilità del suolo.

Conclusioni: una rete che fa bene alla salute e al territorio

Il Progetto MASTER ha dimostrato che la biofortificazione agronomica del frumento con selenio e l’applicazione di microrganismi benefici ai semi, può avere ricadute reali sulla salute pubblica e sul sistema agroalimentare regionale.

L’unione di ricerca, medicina e agricoltura ha generato risultati promettenti, con la prospettiva di sviluppare in futuro una filiera commerciale del frumento biofortificato in Sardegna, in grado di valorizzare le produzioni locali e offrire benefici concreti ai consumatori.

In chiusura si è ricordato che:

«La biofortificazione e l’applicazione di biostimolanti microbici sono delle strategie che possono cambiare la salute pubblica, ma devono essere portate avanti in sinergia con gli agricoltori e con il mondo medico, rappresentando un investimento per il territorio e per le generazioni future».

Progetto MASTER Link

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Sara Sanna

Caporedattore
Sarda, scrive da sempre di enogastronomia, da qualche anno in modo professionale. La passione per questi argomenti è una eredità preziosa della sua famiglia dove le tradizioni culturali si sono radicate in simbiosi col piacere di condividere e di godere della scoperta del buon cibo.
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