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Da anni in Italia, patria dell’olio extravergine d’oliva, si sta combattendo una battaglia per difendere uno dei prodotti simbolo del nostro paese. L’arrivo di enormi quantità di olio proveniente da nazioni extra-UE, in particolare dalla Tunisia, pone serie questioni legate alla qualità, alla sicurezza alimentare e alla trasparenza nei confronti dei consumatori.

L’invasione di olio straniero: i numeri del fenomeno

Secondo Coldiretti, nel 2024 sono stati venduti in Italia circa 65 milioni di litri di olio d’oliva extra-UE. Questo fenomeno è reso possibile anche grazie al Regolamento UE 2020/761, che consente l’importazione annuale, senza dazi doganali, di 56.700 tonnellate di oli vergini d’oliva dalla Tunisia. Tuttavia, dietro il vantaggio economico per gli importatori si cela un rischio grave per produttori e consumatori italiani: la concorrenza sleale e le frodi alimentari.

Spesso, l’olio importato viene mescolato con l’olio EVO italiano e venduto come prodotto nazionale. Questo processo non solo svaluta la qualità del prodotto italiano, ma può anche avere implicazioni sulla salute dei consumatori, considerata la dubbia provenienza e le caratteristiche organolettiche del prodotto straniero.

Il recente blitz di Coldiretti al porto di Civitavecchia

Per denunciare la situazione, il 19 febbraio, Coldiretti ha organizzato un presidio al porto di Civitavecchia. Duemila agricoltori provenienti da tutta Italia hanno accolto l’arrivo di una nave carica di olio tunisino con cartelli, slogan e numerose imbarcazioni battenti bandiera gialla. “Non possiamo permettere che la concorrenza sleale distrugga il mercato dell’olio extravergine d’oliva italiano e metta a rischio il benessere dei consumatori”, ha dichiarato Davide Granieri, Vicepresidente nazionale di Coldiretti e Presidente di Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano).

Gli agricoltori chiedono misure immediate per garantire una maggiore trasparenza e tracciabilità. Tra le proposte più urgenti vi è la creazione di un Registro Telematico Unico Europeo, ispirato al sistema italiano SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale). Questo permetterebbe di monitorare l’origine e il percorso commerciale di ogni lotto di olio d’oliva.

Le conseguenze economiche e sanitarie

L’olio tunisino viene venduto a meno di 5 euro al litro, una cifra ben al di sotto dei costi di produzione che devono affrontare gli agricoltori italiani. Questo fenomeno ha portato a una pressione al ribasso sui prezzi dell’olio EVO nazionale, costringendo molti olivicoltori a vendere sottocosto. In un contesto di mercato così distorto, i produttori italiani non possono competere, mettendo a rischio la sostenibilità economica delle loro aziende.

A ciò si aggiunge il problema delle frodi alimentari. Nel dicembre 2024, un’operazione congiunta tra la Guardia di Finanza e l’Ispettorato ICQRF ha portato al sequestro di 180 quintali di olio falsamente etichettato come extravergine. Il prodotto, oltre a non rispettare i requisiti di qualità, era potenzialmente dannoso per la salute dei cittadini.

Le modalità delle frodi: quantità e miscele

Una delle frodi più comuni riguarda la quantità. Fonti anonime riportano che in molti frantoi, interni alle aziende, i macchinari sono tarati in maniera che nelle latte da dieci litri, ne finiscano sistematicamente solo nove. Questo tipo di truffa avviene prevalentemente sulle latte da dieci o venti litri, destinate soprattutto alla ristorazione, dove è più difficile verificare le effettive quantità.

Un altro sistema fraudolento molto diffuso riguarda le miscele. Nelle latte etichettate come “extravergine” possono finire olio vergine, olio lampante o persino olio di semi, in particolare quello di girasole, che costa poco più di un euro al litro. Le miscele risultano particolarmente vantaggiose per i produttori disonesti, poiché attirano un pubblico ormai abituato a non spendere cifre elevate per l’olio. Tuttavia, queste combinazioni spesso non vengono dichiarate in modo chiaro sulle etichette, e le bottiglie tendono a ingannare i consumatori attraverso immagini evocative di olive, che in realtà sono scarsamente rappresentate nel prodotto effettivo.

Nell’Unione Europea, queste pratiche sono legali a patto che le quantità di ciascun olio presente in bottiglia, siano chiaramente dichiarate in etichetta. Tuttavia, è vietata la dicitura “olio d’oliva” per questi prodotti. Per aggirare questa regola, in Italia, si sono diffusi i cosiddetti “condimenti” a base di extravergine. Ma per questi mix di oli vegetali il Consorzio Olivicolo Italiano ha sollecitato maggiori controlli e una trasparenza più rigorosa nelle etichette, in attesa di normative più chiare a tutela dei consumatori.

Come tutelare il Made in Italy e i consumatori

Coldiretti e Unaprol insistono sulla necessità di un controllo più rigoroso della qualità dell’olio importato e della sua corretta etichettatura. In Toscana, ad esempio, grazie alla sensibilità delle istituzioni locali, è stato siglato un protocollo con il supporto del Ministero dell’Agricoltura, che prevede un aumento dei controlli sulla provenienza delle materie prime agroalimentari nei porti regionali.

“L’assenza di regole chiare e controlli rigorosi minaccia la reputazione dell’olio extravergine d’oliva italiano, riconosciuto a livello mondiale per la sua eccellenza”, ha sottolineato Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana. I consumatori possono contribuire alla salvaguardia del Made in Italy scegliendo prodotti certificati, con etichette che indicano chiaramente l’origine italiana della materia prima.

Un appello alla consapevolezza

L’olio extravergine d’oliva con le sue proprietà nutraceutiche è un pilastro della dieta mediterranea e un simbolo del patrimonio agroalimentare italiano. Proteggerlo significa non solo difendere i produttori nazionali, ma anche garantire la salute dei consumatori.

Per questo è fondamentale informarsi e fare scelte consapevoli. Preferire olio EVO con certificazioni di origine, acquistare direttamente dai produttori locali o da consorzi che garantiscano una filiera trasparente. Solo così sarà possibile preservare un prodotto che è sinonimo di qualità, tradizione e salute.

Coldiretti Link

Eridion Gjetja

Albanese di nascita ma sardo d’adozione, da molti anni vive a Cagliari dove si è laureato in Storia e Società. Giornalista, (albo stranieri) da sempre affascinato dalle cronache del passato, ama il mare, la scrittura, ma soprattutto il buon cibo. Dal 2018 collabora con il quotidiano albanese Koha Jonë con l’intento di raccontare la Sardegna ai loro lettori.
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