Un indirizzo speciale al piano nobile
Al piano nobile del Grand Hotel Angiolieri, a Seiano di Vico Equense, si trova L’Accanto, il ristorante gourmet dell’hotel. Un luogo che accoglie nel silenzio e nella luce della Penisola Sorrentina, dove l’ospitalità si intreccia con la bellezza e la cucina restituisce una voce personale. La struttura che ospita L’Accanto ha una storia antica. Un tempo villa romana affacciata sul golfo, oggi trasformata in una dimora di charme. In questo contesto suggestivo prende forma una cucina raffinata, contemporanea e identitaria.
Una terrazza tra luce, silenzio e mare
Il cuore visivo ed emotivo del ristorante è la terrazza panoramica, un affaccio diretto sul mare, con lo sguardo che abbraccia il Vesuvio e Napoli. Di sera, la luce che cambia, il rumore distante dell’acqua e l’atmosfera rarefatta trasformano la cena in una parentesi fuori dal tempo.
La cucina di Fabrizio De Simone, tra identità e visione
Lo chef Fabrizio De Simone propone una cucina evoluta, che non ha paura di osare. Va detto subito che parte dalla materia prima campana ma la rilegge con tecniche contemporanee, costruendo piatti che sorprendono senza mai perdere il legame con il territorio. A completare l’esperienza ci sono Giovanni Starace, direttore di sala preciso e discreto e Luciano Esposito, figura trasversale tra sala e accoglienza. Due veri professionisti d’altri tempi, che insieme al team danno ritmo e cura a un servizio elegante e mai invadente.
I percorsi degustazione: Signature, Anima, Botanica
L’Accanto propone tre percorsi di degustazione, ognuno con una sua personalità:
- Signature: l’identità creativa dello chef, tra tecnica e radici locali.
- Anima: la visione più personale, piatti concettuali e profondi.
- Botanica: il lato vegetale della cucina, rigoroso e poetico.
Per una mia personale inclinazione verso il mondo vegetale, ho scelto di seguire il percorso Botanica, dedicato alla cucina vegetariana. Quindi lo chef, accogliendo con naturalezza questa preferenza, ha arricchito il menu con alcuni assaggi provenienti dagli altri percorsi, costruendo così un itinerario su misura che ha raccontato l’idea più ampia possibile della sua cucina.
Il viaggio nei piatti

1. Alchimia di Contrasti – Seppia marinata, affumicata e seccata
Seppia lavorata in tre fasi, su vellutata del suo nero e sesamo nero, con gel di kiwi maturato e polvere d’aceto. Un’apertura che dichiara subito tensione, contrasto, complessità.

2. Minestrone freddo di verdure cotte e crude
Brodo vegetale servito freddo, con verdure cotte e crude che giocano su texture e freschezza. Apparentemente semplice, ma di grande pulizia e precisione.

3. “Foie gras” vegetale di verdure miste
Scaloppa vegetale composta da verdure stracotte, con lampone nero, sedano, jus di pomodoro e amarena. Un vegetale con anima, che evoca intensità e l’orto.

4. Risotto con cipolla lavata, peperoni e crema di verdure
Risotto delicato e avvolgente, con cipolla lavata per attenuarne l’aroma, peperoni vari e una crema vegetale che lega il piatto con equilibrio.

5. Palamita scottata con crema di peperoncini verdi
Palamita aromatica, sciroppo d’aglio e soia, su crema di peperoncini verdi: gusto deciso e finezza tecnica in dialogo.

6. Lattuga fermentata in latte e limone
Lattuga fermentata in latte e limone, rosolata con soia e sciroppo d’acqua. Il latte assume consistenza granulosa e liquida. Arricchito da rucola disidratata reintegrata in aceto di vino rosso e schiuma di pinoli.

7. Pré-dessert: Caprese destrutturata
Tarallo napoletano imbevuto di vino bianco e origano di Belvedere, gel di pomodoro, gelato alla mozzarella e granita di basilico.

8. Dessert all’albicocca “pellecchiella”
Dolce che omaggia la varietà vesuviana, declinata in texture multiple. Dolcezza misurata, chiusura fresca e territoriale.

9. Zuppetta di fragole, biscuit agrumato e sorbetto
Zuppetta di fragole con biscuit agli agrumi sul fondo, sorbetto e gel di fragole, crema di soia e riso, e meringa. Finale lieve, fruttato, armonico.

I vini selezionati da Luciano durante la cena:
- Derbusco Cives – Franciacorta “etichetta nera”
Elegante metodo classico della Franciacorta. - Manna 2017 – Franz Haas
Blend aromatico composto da Riesling, Chardonnay, Gewürztraminer, Sauvignon Blanc e Kerner. Complesso, floreale, strutturato, con lunga persistenza minerale. Un vino che, con qualche anno sulle spalle, regala profumi davvero ammalianti. - Chablis 2015 – William Fèvre
Chardonnay in purezza da uno dei più importanti domaine di Chablis. Annata evoluta, freschezza minerale e struttura elegante. Un’etichetta rassicurante, scelta che si muove con grazia nella comfort zone di ogni sommelier. - Etna Rosso 2022 – Scalunera, Torre Mora
Nerello Mascalese e Cappuccio coltivati su suoli vulcanici. Amo i vini che nascono in prossimità dei vulcani, e questo non fa eccezione: nel tempo, la produzione sull’Etna è diventata a mio avviso sempre più elegante e sorprendente. Frutto rosso, note terrose, tannini levigati e chiusura minerale.
C’è un’intelligenza calma in questa cucina, una grazia nel servizio, un senso del tempo lento. L’Accanto non è semplicemente un ristorante, è l’espressione di un percorso di crescita, personale e professionale, che ha portato lo chef a dare un’identità chiara e riconoscibile a questo luogo.
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