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Di Domenico Capogrossi

1 Dicembre 2025

Di Domenico Capogrossi

1 Dicembre 2025

C’è un luogo che, più di ogni altro, è adatto per parlare di cultura: l’Università. Eccellente, dunque, la scelta degli organizzatori di tenere, il 12 e il 13 novembre, la prima edizione dell’International Coffee Forum (ICF) nel Centro Congressi dell’Università Federico II di Napoli. Una struttura bellissima, in passato sede della Facoltà di Economia e Commercio, situata vicino al mare e con vista sul Castel dell’Ovo.

Una location così prestigiosa – ricordo, per inciso, che l’Università di Napoli è l’unica in Italia ad aver laureato ben tre Presidenti della Repubblica – non è apparsa affatto eccessiva per un evento, sponsorizzato da Intesa Sanpaolo e patrocinato dal Comune di Napoli, davvero di buon livello, che ha confermato la nostra città come hub italiano del caffè.

Rilevante, infatti, è stata la partecipazione sia delle imprese che del mondo accademico, con l’intervento di parecchi docenti provenienti da diverse università, primo fra tutti Matteo Lorito, Rettore dell’ateneo federiciano e – segno dell’importanza sempre maggiore attribuita al settore Agrifood – primo professore della Facoltà di Agraria a ricoprire questa importante carica.

Programma dell’evento: panel, incontri e preparazione

Il programma, suddiviso in due intere giornate, si è dimostrato ricco e ben articolato, con 6 tavole rotonde (panel) e 8 appuntamenti esperienziali, denominati “eventi”, con la partecipazione di alcuni grandi talenti del settore. Un buon risultato, quindi, dovuto a una lunga – oltre due anni – e meticolosa preparazione da parte degli organizzatori, tra i quali mi limito a menzionare il Project Manager Casimiro Lieto (Big Mama Production), cui vanno i miei complimenti.

Perché il caffè? Un settore in crescita globale

Perché il caffè? Come mai il mondo del caffè è interessante anche per chi, come me, si occupa normalmente di vino? Per diversi motivi. Innanzitutto, per il degustatore è una bevanda appassionante in quanto la matrice sensoriale del caffè è assai complessa, persino più di quella del vino, come si evince dalla “ruota degli aromi”. In particolare i marcatori olfattivi sono moltissimi e parecchi sentori cambiano in relazione a fattori influenzati dalle varie fasi, dalla coltivazione alla preparazione.

I numeri, poi, mettono il settore del caffè prepotentemente al centro dell’attenzione: il suo consumo, diversamente da quello del vino che è in calo ormai da svariati anni, aumenta dell’8% all’anno. Il caffè è la seconda commodity più scambiata al mondo dopo il petrolio. Nel mondo ogni giorno vengono consumate 2 miliardi di tazze di caffè e 125 milioni sono le persone che lavorano nel settore, dalla piantagione alla commercializzazione.

L’Italia è il terzo paese al mondo per importazione di caffè e il quarto per esportazione di caffè torrefatto, per un valore, nel 2024, di 4,73 miliardi di euro.

Caffè e cambiamento climatico: il tema centrale del primo panel

C’è poi un altro aspetto che, trattandosi di un prodotto dell’agricoltura come l’uva, collega il caffè al vino: le modalità con le quali si sta fronteggiando il cambiamento del clima. E proprio questo è stato l’argomento del panel di apertura della prima giornata, quella alla quale ho partecipato, sul quale mi soffermo brevemente.

“Il mondo del caffè: tra crisi climatica e nuove rotte di mercato”

Questo è il titolo del primo panel, moderato – come anche tutti gli altri – da Fabio Russo, Direttore di Horecanews.it e Vendingnews.it, nel quale docenti e imprenditori hanno messo a confronto dati scientifici e strategie industriali.

I principali paesi produttori sono tutti situati nella fascia tropicale (compresa quindi tra Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno). Brasile, Vietnam, Colombia, Indonesia ed Etiopia, seguiti da Messico, Guatemala, Honduras, Perù, India e Uganda, con pesi diversi tra le due varietà, Arabica e Robusta, a seconda del paese. In generale l’Arabica prevale in Sudamerica e Africa orientale; la Robusta prevale in Vietnam, India e parte del Sud-est asiatico.

“Il clima sta riscrivendo la geografia del caffè”

Il cambiamento del clima si manifesta principalmente con temperature in aumento e piogge irregolari, diffusione di parassiti/malattie e riduzione delle aree coltivabili idonee. Questi fenomeni comportano stress idrico e degrado dei suoli, con conseguente aumento dei costi di produzione, vulnerabilità delle piccole cooperative, migrazioni agricole e perdita di reddito.

Le strategie adottate per affrontare queste situazioni consistono nello spostamento delle coltivazioni verso altitudini maggiori e nuove zone, nell’introduzione di nuove varietà resilienti e ibridi resistenti, ma anche in progetti di riforestazione e di migliore gestione idrica nei paesi d’origine. Da segnalare anche l’utilizzo di moderne tecnologie quali la blockchain per la tracciabilità e l’intelligenza artificiale per la previsione climatica.

Gli eventi e le degustazioni dell’International Coffee Forum

Gli “eventi” e le degustazioni Ai panel, sono stati intervallati da laboratori della durata di circa quaranta minuti, che hanno visto numerosi protagonisti nella prima giornata.

  • Carmela Maresca, Bar Manager del Luminist di Napoli (“Espresso Signature: una firma, uno stile”).
  • Gianni Cocco, dell’Accademia Italiana Maestri del Caffè (“Un caffè multisensoriale: intensità, armonia, esperienza”).
  • Paola Campana, Q Grader e analista sensoriale (“Q grader e analisi sensoriale del caffè: autenticità, emozione, garanzia”).
  • Lo chef Franco Marino (“Caffè, un ingrediente a tavola: creatività, tecnica, emozione”), che, utilizzando il caffè come ingrediente, ha preparato un risotto con latte di bufala, limone e, appunto, caffè, assai piacevole alla vista (nella foto) e… al gusto.

Presente anche un’”Experience Coffee Area”, dove è stato possibile sostare ed esplorare le distinzioni tra miscele pregiate e selezioni esclusive, attraverso un’esperienza sensoriale caratterizzata da aromi, note olfattive e diversità gustative. Tutto questo in collaborazione con due sponsor tecnici: La San Marco, azienda produttrice di macchine professionali per il caffè e la torrefazione napoletana Caffè Toraldo.

Conclusioni: il futuro del caffè tra qualità e sostenibilità

La considerazione che è emersa dalle tavole rotonde è che sul caffè c’è ancora tanto da fare. Il futuro dipenderà dalla cooperazione internazionale, dall’innovazione, da sinergie e collaborazioni tra i vari attori della catena di approvvigionamento. L’evoluzione più importante sarà il passaggio da commodity a prodotto di valore, ponendo l’accento sulla qualità, anche attraverso certificazioni, e sulla sostenibilità; senza sottovalutare il ruolo dei consumatori, che andranno sempre più educati a un consumo consapevole richiedendo maggiori informazioni sul prodotto acquistato. Insomma, si dovrà passare da “prendo il caffè” a “prendo quel caffè”, perché… “Ogni tazzina racconta una storia di clima, di lavoro, di sostenibilità e di scelte strategiche”.

International Coffee Forum Link

Uomo sorridente all'aperto

Domenico Capogrossi

Di formazione scientifica, quando il lavoro di docente glielo consente, coltiva la passione per il vino, andandosene in giro ad assaggiarne e cercando di scrivere qualcosa di “leggibile”. Alcuni diplomi gli conferirebbero un briciolo di credibilità ma… Meglio non fidarsi
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