C’è un luogo che, più di ogni altro, è adatto per parlare di cultura: l’Università. Eccellente, dunque, la scelta degli organizzatori di tenere, il 12 e il 13 novembre, la prima edizione dell’International Coffee Forum (ICF) nel Centro Congressi dell’Università Federico II di Napoli. Una struttura bellissima, in passato sede della Facoltà di Economia e Commercio, situata vicino al mare e con vista sul Castel dell’Ovo.



Una location così prestigiosa – ricordo, per inciso, che l’Università di Napoli è l’unica in Italia ad aver laureato ben tre Presidenti della Repubblica – non è apparsa affatto eccessiva per un evento, sponsorizzato da Intesa Sanpaolo e patrocinato dal Comune di Napoli, davvero di buon livello, che ha confermato la nostra città come hub italiano del caffè.
Rilevante, infatti, è stata la partecipazione sia delle imprese che del mondo accademico, con l’intervento di parecchi docenti provenienti da diverse università, primo fra tutti Matteo Lorito, Rettore dell’ateneo federiciano e – segno dell’importanza sempre maggiore attribuita al settore Agrifood – primo professore della Facoltà di Agraria a ricoprire questa importante carica.
Programma dell’evento: panel, incontri e preparazione
Il programma, suddiviso in due intere giornate, si è dimostrato ricco e ben articolato, con 6 tavole rotonde (panel) e 8 appuntamenti esperienziali, denominati “eventi”, con la partecipazione di alcuni grandi talenti del settore. Un buon risultato, quindi, dovuto a una lunga – oltre due anni – e meticolosa preparazione da parte degli organizzatori, tra i quali mi limito a menzionare il Project Manager Casimiro Lieto (Big Mama Production), cui vanno i miei complimenti.

Perché il caffè? Un settore in crescita globale
Perché il caffè? Come mai il mondo del caffè è interessante anche per chi, come me, si occupa normalmente di vino? Per diversi motivi. Innanzitutto, per il degustatore è una bevanda appassionante in quanto la matrice sensoriale del caffè è assai complessa, persino più di quella del vino, come si evince dalla “ruota degli aromi”. In particolare i marcatori olfattivi sono moltissimi e parecchi sentori cambiano in relazione a fattori influenzati dalle varie fasi, dalla coltivazione alla preparazione.
I numeri, poi, mettono il settore del caffè prepotentemente al centro dell’attenzione: il suo consumo, diversamente da quello del vino che è in calo ormai da svariati anni, aumenta dell’8% all’anno. Il caffè è la seconda commodity più scambiata al mondo dopo il petrolio. Nel mondo ogni giorno vengono consumate 2 miliardi di tazze di caffè e 125 milioni sono le persone che lavorano nel settore, dalla piantagione alla commercializzazione.
L’Italia è il terzo paese al mondo per importazione di caffè e il quarto per esportazione di caffè torrefatto, per un valore, nel 2024, di 4,73 miliardi di euro.

Caffè e cambiamento climatico: il tema centrale del primo panel
C’è poi un altro aspetto che, trattandosi di un prodotto dell’agricoltura come l’uva, collega il caffè al vino: le modalità con le quali si sta fronteggiando il cambiamento del clima. E proprio questo è stato l’argomento del panel di apertura della prima giornata, quella alla quale ho partecipato, sul quale mi soffermo brevemente.
“Il mondo del caffè: tra crisi climatica e nuove rotte di mercato”
Questo è il titolo del primo panel, moderato – come anche tutti gli altri – da Fabio Russo, Direttore di Horecanews.it e Vendingnews.it, nel quale docenti e imprenditori hanno messo a confronto dati scientifici e strategie industriali.
I principali paesi produttori sono tutti situati nella fascia tropicale (compresa quindi tra Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno). Brasile, Vietnam, Colombia, Indonesia ed Etiopia, seguiti da Messico, Guatemala, Honduras, Perù, India e Uganda, con pesi diversi tra le due varietà, Arabica e Robusta, a seconda del paese. In generale l’Arabica prevale in Sudamerica e Africa orientale; la Robusta prevale in Vietnam, India e parte del Sud-est asiatico.
“Il clima sta riscrivendo la geografia del caffè”
Il cambiamento del clima si manifesta principalmente con temperature in aumento e piogge irregolari, diffusione di parassiti/malattie e riduzione delle aree coltivabili idonee. Questi fenomeni comportano stress idrico e degrado dei suoli, con conseguente aumento dei costi di produzione, vulnerabilità delle piccole cooperative, migrazioni agricole e perdita di reddito.
Le strategie adottate per affrontare queste situazioni consistono nello spostamento delle coltivazioni verso altitudini maggiori e nuove zone, nell’introduzione di nuove varietà resilienti e ibridi resistenti, ma anche in progetti di riforestazione e di migliore gestione idrica nei paesi d’origine. Da segnalare anche l’utilizzo di moderne tecnologie quali la blockchain per la tracciabilità e l’intelligenza artificiale per la previsione climatica.


Gli eventi e le degustazioni dell’International Coffee Forum
Gli “eventi” e le degustazioni Ai panel, sono stati intervallati da laboratori della durata di circa quaranta minuti, che hanno visto numerosi protagonisti nella prima giornata.
Presente anche un’”Experience Coffee Area”, dove è stato possibile sostare ed esplorare le distinzioni tra miscele pregiate e selezioni esclusive, attraverso un’esperienza sensoriale caratterizzata da aromi, note olfattive e diversità gustative. Tutto questo in collaborazione con due sponsor tecnici: La San Marco, azienda produttrice di macchine professionali per il caffè e la torrefazione napoletana Caffè Toraldo.

Conclusioni: il futuro del caffè tra qualità e sostenibilità
La considerazione che è emersa dalle tavole rotonde è che sul caffè c’è ancora tanto da fare. Il futuro dipenderà dalla cooperazione internazionale, dall’innovazione, da sinergie e collaborazioni tra i vari attori della catena di approvvigionamento. L’evoluzione più importante sarà il passaggio da commodity a prodotto di valore, ponendo l’accento sulla qualità, anche attraverso certificazioni, e sulla sostenibilità; senza sottovalutare il ruolo dei consumatori, che andranno sempre più educati a un consumo consapevole richiedendo maggiori informazioni sul prodotto acquistato. Insomma, si dovrà passare da “prendo il caffè” a “prendo quel caffè”, perché… “Ogni tazzina racconta una storia di clima, di lavoro, di sostenibilità e di scelte strategiche”.
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