Un venerdì pomeriggio, dopo una settimana lavorativa impegnativa, mi metto in macchina per staccare, con una lunga passeggiata, in uno dei territori più belli della Sardegna, il Sulcis Iglesiente.
Quasi non mi accorgo ma arrivo con il tramonto che scende dolce sul mare della spiaggia di San Nicolò. La strada si inerpica sulle curve a strapiombo sul porticciolo di Buggerru che portano fino al paese. È ormai ora di cena, così decido di concedermi una coccola golosa in un ristorante del posto.Oltre il distributore di benzina, alla seconda traversa a destra, si arriva in una parte ripida del centro abitato. Il locale è sul lato sinistro, poco oltre è possibile usufruire di qualche parcheggio. Appare la caratteristica insegna del Bistrot Galleria 13 che riprende la propria identità dai trascorsi del Sulcis Iglesiente, legati a doppio filo con la fervente attività mineraria di metà Novecento e oltre.
L’ingresso conduce alla doppia sala interna, ma c’è la possibilità di usufruire di alcuni tavoli all’esterno. La serata è frizzante, però non fredda: scelgo questa soluzione per accomodarmi, accolto dal sorridente gestore.
Il menù presenta diverse opzioni, che danno buona varietà di scelta tra piatti di carne, pesce e composti. Buggerru è mare: la mia ordinazione imbocca quella direzione. Ordino un antipasto misto di mare, previsto per due persone. Chiedo di poter avere la porzione singola e vengo subito accontentato grazie al servizio celere, cordiale e premuroso.
L’antipasto arriva diviso tra pietanze calde e fredde che soddisfano pienamente il palato. Insalata di polpo, cozze sabbiate, polpettine di pesce, sardine fritte: tutto ottimo. Come primo, opto per la spaghettata al pesto di pistacchio, polpa di ricci e noci sbriciolate. La porzione, servita su una terrina rettangolare in orizzontale, è un trionfo da gustare in modo lento.
Obiettivamente, ordinare anche un secondo risulta eccessivo, ma solo per l’abbondanza delle porzioni. Ma come rinunciare al dolce? Una voce, tra quelle proposte dal gestore, attira l’attenzione: la Pardula scomposta, servita in una piccola boule di vetro, arricchita da un buon miele millefiori. Novità gradevole che conclude degnamente il pasto.
Resta solo l’ultimo scoglio, e mai come in questo caso si tratta di un termine azzeccato, dato lo scenario naturale: il caffè. Ebbene sì: per un amante della bevanda citata, rappresenta spesso un rischio. Perché, diciamocela tutta: non è così frequente assaggiare un buon caffè in un ristorante, spesso terra di nessuno e trascurata.
Spesso si sottovaluta quanto questa bevanda sia importante, perché può accompagnare anche in bocca il ricordo di una buona cena, oppure, inesorabilmente rovinarlo. Fortunatamente, non è questo il caso.
Pago, soddisfatto, e chi ha seguito con attenzione la mia permanenza, mi offre il liquore della casa, in questo caso agli agrumi che pone la ciliegina sulla torta.
Sapete, chi lavora e ha dei ritmi intensi tutti i giorni, quando si concede un pasto in ristorante, soprattutto in modalità slow, purtroppo poco frequente, vuole farsi una coccola e stare bene. La cena mi ha fatto andare via con il sorriso sulle labbra e da lì è bastato seguire la strada a piedi, per arrivare nella piazza del municipio.
Pace, tranquillità, soddisfazione, mi sento ricaricato, ma gli impegni chiamano, bisogna rimettersi in macchina e ritornare a casa, pregustando il prossimo incontro, che sono certo, non tarderà.