“Slow Wine Fair – 1. La fiera”
Qual è la seconda fiera italiana del vino per numero di aziende partecipanti, ovviamente dopo Vinitaly?
Fino a poco tempo fa la risposta era la Fiera-Mercato dei Vignaioli Indipendenti (FIVI), ma da qualche anno la Slow Wine Fair, giunta alla quarta edizione, è cresciuta in maniera tanto rapida da superarla. 1.050 espositori (parecchi esteri, con una prevalenza francese), oltre 6.000 vini, 15.000 visitatori e 300 buyer internazionali provenienti da 20 Paesi sono numeri di tutto rispetto.
In principio…
Un’ascesa sorprendente se ripenso alla prima edizione, collocata quasi fortunosamente – con solo due mesi di anticipo, che per queste occasioni sono un tempo brevissimo – a fine marzo 2022, nelle date appena lasciate libere dalla ProWein di Düsseldorf, rinviata a maggio per la pandemia ancora in corso, e a meno di due settimane dal Vinitaly.
Le aziende furono “solo” 400 ma apparve subito chiaro che la qualità dell’organizzazione e la facile raggiungibilità della location, avrebbero consentito interessanti sviluppi.
E così è stato, la Slow Wine Fair di quest’anno, svoltasi dal 23 al 25 febbraio a Bologna, ha dimostrato una maturità ormai raggiunta, testimoniata, oltre che dal numero dei partecipanti, anche dalle impressioni degli espositori.
Le fiere del vino
Questo è in effetti un punto fondamentale sul quale vale la pena di soffermarsi brevemente.
Gli eventi espositivi di ogni genere nel settore enogastronomico – comprendendo in questo gruppo non solo le grandi fiere ma anche manifestazioni più limitate – sono molti, forse troppi.
Costituiscono sicuramente occasioni utili per ottenere visibilità, far conoscere i propri prodotti ed entrare in contatto con potenziali clienti, ma sono anche un costo rilevante per le aziende, che, non va dimenticato, in Italia sono in gran parte di dimensioni piccole o piccolissime, spesso addirittura familiari; è quindi indispensabile scegliere con cura le occasioni alle quali partecipare, evitando sprechi di tempo e denaro.
Tra le grandi fiere del vino di respiro internazionale che si tengono annualmente consensi sempre maggiori sta riscuotendo Wine Paris/Vinexpo, a Parigi nel mese di febbraio. Trend in calo invece per la ProWein, a Düsseldorf nel mese di marzo. Complessivamente in buona salute Vinitaly, a Verona nel mese di aprile, dopo un graduale cambiamento che ha portato a una maggiore professionalizzazione: non è al cento per cento una fiera business-to-business – ma lo è assai più che in passato – ed è meno internazionale delle altre, ma rimane un appuntamento quasi irrinunciabile per chi, a qualsiasi titolo, ha interesse per il vino italiano.
La Slow Wine Fair
Dunque, come si inserisce in questo contesto la Slow Wine Fair e quali sono stati i temi fondamentali di quest’anno?
Si tratta di una fiera di medie dimensioni, specializzata ma soprattutto con una ben precisa vocazione: far conoscere e assaggiare vini che sono espressione della filosofia di Slow Food, sintetizzata nello slogan “buono, pulito e giusto”, derivato dall’omonimo libro di Carlo Petrini pubblicato per la prima volta nel 2005. Non a caso oltre la metà delle cantine espositrici è in possesso della certificazione biologica o biodinamica.
Per quanto riguarda gli aspetti sui quali si è focalizzata l’attenzione, dopo il tema della salute del suolo nell’edizione precedente, quest’anno la riflessione si è allargata all’impatto ambientale del vino, concentrandosi su aspetti come il packaging (gli imballaggi, innanzitutto il vetro, hanno un impatto cruciale sull’impronta ecologica di un’etichetta) e la logistica. E proprio l’adozione di un tema di grande attualità, a tutti gli effetti politico, è un elemento che differenzia questa fiera dalle altre.
Inoltre…
Tra le motivazioni del notevole successo di Slow Wine Fair, va anche sottolineata la concomitanza di SANA Food, progetto ideato da BolognaFiere sulla sana alimentazione “fuori casa”, evoluzione dello storico SANA, Salone del biologico e del naturale, che ha dato luogo a un’interessante sinergia (le due esposizioni erano comunicanti e si accedeva con un unico biglietto) basata sulla comune attenzione alla qualità, alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente. Insomma, un abbinamento riuscito.
Altro fattore che ha contribuito all’aumento del numero di aziende partecipanti è stata la massiccia presenza di distributori come Teatro del Vino, Tannico, CerettoTerroirs, diWine, Kippis e altri, giacché esporre nello spazio del distributore consente, naturalmente, di ridurre i costi.
E quindi?
Dunque, tutto bene?
In linea di massima direi di sì; della qualità dell’organizzazione ho già detto, qui aggiungo solo una considerazione dal punto di vista del visitatore.
Dietro una fiera, lo sappiamo bene, c’è una complessa macchina organizzativa che si avvale del lavoro di tante persone. Alle volte la ricerca della massima efficienza si traduce in un’atmosfera non del tutto distesa, con regole rigide e personale non sempre cortese. Da Slow Wine Fair, invece, l’ambiente è cordiale, informale, “friendly” direbbero gli inglesi, e ciò migliora un bel po’ la fruibilità di un evento. In poche parole, si sta bene.
L’unico aspetto che solleva qualche perplessità è la giornata di martedì: poca gente in giro (sarebbe una giornata riservata, come il lunedì, agli operatori) e solito esodo di espositori a partire dall’ora di pranzo, come spesso accade l’ultimo giorno delle manifestazioni. Che sia il caso di cominciare il sabato invece che la domenica, concentrando la gran parte degli operatori nella giornata di lunedì, che diventerebbe così l’ultima giornata?
Domanda non banale, alla quale io stesso non saprei dare risposta.
Piccoli dubbi, comunque, che non compromettono in alcun modo l’impressione positiva e… Il desiderio di tornare dal 22 al 24 febbraio del prossimo anno per la quinta edizione.
Slow Wine Fair Link