Non si poteva immaginare un inizio diverso per la seconda edizione di Terroir Campi Flegrei, svoltasi presso il Turistico Beach Park il 17 giugno, se non quella che gli artefici dell’evento di promozione del territorio flegreo hanno immaginato.
Una degustazione guidata di vecchie annate di Falanghina dei Campi flegrei con una divagazione finale in terra siciliana per comparare due differenti territori vulcanici.
Moderati magistralmente da Antonella Amodio, insieme a produttori, enologi e sommelier un attento workshop ci ha trasportato in un viaggio a ritroso tra etichette di Falanghina Flegrea fino al 2006 per confermare, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che la vecchia favola del bianco da bere giovane, magari anche d’annata, è ormai credenza superata.
Grazie al prezioso contributo dei relatori che hanno partecipato al workshop, tra gli altri Gerardo Vernazzano, Giannantonio Scotto di Vetta, Rita Martino, Pino Savoia e Roberta Criscuolo di Aspi, e di tutti coloro che sono intervenuti è venuto fuori un quadro molto preciso di quello che la Falanghina Flegrea rappresenta per questo territorio.
In veste di vero e proprio ambasciatore e di ciò che ancora potrebbe diventare, questo vino contribuisce a far crescere la riconoscibilità dei Campi Flegrei al di fuori dei confini locali.
Tante idee sono state sviscerate nella chiacchierata, cercando di capire a che punto si è arrivati oggi e dove ancora si può andare.
Perché forse non tutti sanno che la Falanghina è oggi una perfetta rappresentazione del territorio flegreo, portando con se tutte le caratteristiche salienti di questo, adesso più che mai, discusso magico lembo di terra.
I terreni vulcanici, sempre in movimento, sempre in continua evoluzione, riescono a dare ai loro vini delle peculiarità uniche e nello stesso tempo diverse da vulcano a vulcano.
Nella Falanghina Flegrea troviamo tutti i marker che ci permettono di identificare immediatamente un territorio, a partire da una nitidissima salinità, andando poi verso il minerale, le note sulfuree leggermente accennate e in alcuni casi balsamiche.
Cosa manca allora per portare questi vini allo stello livello di quelli di tante altre zone?
Se ne è ampiamente discusso tra i vari attori della zona flegrea e sicuramente si è capito che urge la necessità in primis di fare rete, cosa che ha permesso a tanti territori di imporsi nel panorama vitivinicolo italiano.
Urge una presa di coscienza anche da parte dei ristoratori flegrei che per primi dovrebbero incentrare le loro carte sulle etichette locali, creando magari una carta dedicata e soprattutto proponendo non più vini d’annata e spesso difficili da bere e da apprezzare quanto piuttosto, così come si è provato a fare in questa occasione, vini più maturi, con qualche anno sulle spalle che meglio aiuta a far emergere il DNA di questa terra che riescono ad esprimere benissimo.
Aiuterebbe forse lavorare anche sui disciplinari di questa DOC relativamente giovane ma che ha bisogno di un aiuto per trovare il giusto posizionamento nel panorama enologico nazionale dal quale, al di fuori della Campania, è spesso completamente assente.
Una comunicazione più mirata ed efficace insomma, proprio come quella che altri territori hanno instaurato e che oggi come non mai dovrebbe servire a trasmettere la positività che emerge da queste inconfondibili zone anche grazie ai loro prodotti.
Attraverso 9 vecchie annate l’approccio alla Falanghina Flegrea è stato attento e volto ad analizzare passato presente e futuro di vini dalla comprovata eleganza, sapidità e freschezza, il tutto sostenuto da una importante spalla acida che ne preserva l’evoluzione.
Due annate diverse invece per lo stesso produttore dell’Etna che ci hanno permesso di apprezzare un vino elegante, che si esprime in modo opposto nelle due annate, rendendosi espressione di un territorio diverso dai Campi Flegrei per altitudine ed esposizione.
Le etichette in degustazione sono state:
Prima Filia 2019 Rita Martino;
Persefone 2018 Maria Furgiero;
Macchia Bianco2018 Quarto Miglio;
Colle Imperatrice 2015 Cantine Astroni;
Vigna Astroni 2014 Cantine Astroni;
Falanghina 2014 Cantine del Mare;
Cruna Delago 2013 La Sibilla;
Falanghina 2006 Agnanum;
Sintema 2010 Cantine Babbo.
Per l’Etna invece abbiamo degustato:
Etna Bianco 2016 Eudes;
Etna Bianco 2018 Eudes.
Dopo il workshop, Terroir ha avuto seguito con una festa aperta al pubblico all’interno del Turistico Beach Park, nel corso della quale i partecipanti hanno avuto modo di degustare i vini di numerose cantine flegree accompagnate dalle specialità di circa 30 locali della zona, sempre nell’intento di valorizzare e comunicare al meglio i prodotti locali.
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