Dalla nascita di una passione all’avventura della distribuzione
Da qualche tempo il settore enologico in Europa attraversa un momento delicato. Tra dazi trumpiani e l’Europa che chiede a gran voce di limitare il consumo di alcol segnalandone persino la pericolosità sulle etichette, il cammino all’interno di uno sei settori più trainanti dell’economia locale, si fa sempre più tortuoso.
Per capire al meglio la posizione di chi opera attivamente nel settore abbiamo deciso di sentire chi ogni giorno si muove su questo territorio sempre più impervio. Abbiamo quindi scelto di fare una chiacchierata con un distributore di vini, e titolare dell’enoteca TresBon che, sebbene non lo produca, ha fatto del vino la sua filosofia di vita.
Siamo andati a trovare Gianluca Lo Sapio nella sua enoteca di Somma Vesuviana, ai piedi del Vesuvio, in una zona ricca di eccellenze legate al mondo dell’enogastronomia.

Gianluca, come è nata la tua passione per il vino e cosa ti ha convinto a renderla un lavoro?
«Questa mia passione inizia poco prima degli anni 2000. In quel periodo, andando a trovare spesso amici a Siena, capitava di fare dei tour nelle cantine della zona del Chianti Classico, tra cui la rinomata Rocca delle Macie. Man mano che mi allontanavo dalla mia precedente passione per l’acquariologia cresceva l’interesse per il mondo del vino. E infatti già dal 2001 cominciai a utilizzare i miei risparmi per acquistare bottiglie di vino.
Nel 2002 l’iscrizione a vari forum tematici mi permise di entrare in contatto con appassionati di ogni parte d’Italia e di partecipare a degustazioni mirate che hanno fatto crescere la mia curiosità e mi hanno permesso di approfondire le mie conoscenze. Man mano che la passione diventava sempre più costosa e il livello dei vini acquistati si alzava, sono nati dei gruppi d’acquisto privati tra amici e si sono creati rapporti diretti con alcune cantine.
Questi piccoli gruppi d’acquisto hanno gettato le basi per l’attività vera e propria. L’idea di aprire una distribuzione è scattata quando le mie iniziative erano diventate il punto di riferimento per gli acquisti degli amici.
Così, quasi per scherzo, utilizzando una partita IVA di mia madre, nel febbraio del 2013 è nata la distribuzione. Ho iniziato da solo, lavorando esclusivamente con aziende piemontesi e toscane e una ventina di produttori, molti dei quali sono ancora oggi presenti in catalogo.»

Hai preso una posizione molto particolare
«Ne sono consapevole, la mia è una delle prime enoteche in Campania, e forse al Sud, a non inseguire “l’etichetta famosa” ma a fare un lavoro di ricerca, in un primo momento di cose non convenzionali e poi, sempre nel rispetto di ben precisi criteri di scelta, in un certo senso più popolari, più vicine all’utente finale.»
Come scegli attualmente le etichette e i produttori da proporre alla tua clientela?
«Il criterio di scelta delle etichette è sempre stato chiaro, ovvero solo piccole aziende, mai prodotti da GDO, con una conduzione tra biologico e biodinamico per garantire vini puliti. Questa convinzione è emersa durante i miei studi di enologia. Facendo pratica di laboratorio, ho capito esattamente tutto ciò che non volevo nel vino, decidendo di evitare la componente chimica che modifica molti vini acclamati. La mia scelta finale, tuttavia, non è stata fare l’enologo (un lavoro statico), ma dedicarmi a un lavoro dinamico nel mondo del vino, che mi offrisse la possibilità di viaggiare e conoscere nuove persone.
L’idea di aprire l’Enoteca invece nasce durante il Covid, per servire gli amici privati ed evitare di vendere direttamente le etichette della distribuzione (destinate a ristoranti e gastronomie). Per mantenere l’integrità e non creare confusione l’Enoteca non tratta i vini della distribuzione.
Inizialmente, la selezione era affidata a distributori validi, ma da questo autunno l’obiettivo è diventato più mirato, quello di aiutare i piccolissimi produttori con un contatto diretto.
Cerchiamo attivamente chi non ha la capacità di costruirsi una rete commerciale autonoma o i numeri per entrare in cataloghi nazionali. Il nostro progetto si pone come alternativa ai grandi portali e-commerce per creare un rapporto più diretto e umano con i clienti.»
Oggi nel vino c’è tanta moda. Cosa dovrebbe condizionare la scelta del vino secondo te?
«Ritengo che la scelta di un vino debba basarsi primariamente su ciò che ci comunicano il naso e la bocca, evitando i fattori esterni. Purtroppo, oggi l’appassionato non è abbastanza curioso e si lascia guidare dalle tendenze. Il mondo del vino vive un momento storico di trend e hype che porta a una standardizzazione e omologazione. Questo fa sì che nelle carte dei vini girino sempre le stesse etichette.
Quando ho iniziato c’erano le barrique nuove e i vini più “larghi che lunghi”. Oggi pur avendo a disposizione un panorama più ampio, noto un passo indietro per i consumatori perché manca il veicolo che traina la conoscenza. Abbiamo una sala (il servizio e il contesto) non sempre attenta, e troppi fenomeni esterni influenzano le scelte.
A riprova di ciò, non si dà una giusta valutazione al termine “naturale”, spesso ritenuto astratto o di scarsa qualità, nonostante il numero di fiere dedicate al genere sia esploso.»
C’è una crisi del vino oggi? Come si potrebbero riavvicinare le persone a un consumo più ragionato?
«Sicuramente oggi esiste la crisi che sta vivendo il mondo del vino, e questa è dovuta a diversi fattori.
L’innalzamento dei costi delle materie prime, in misura spesso inspiegabile e le difficoltà del settore ristorativo in generale, non vanno sicuramente incontro al consumatore. La richiesta di vino subisce una flessione quando il potere d’acquisto delle persone diminuisce. A questo si aggiunge l’allontanamento dal vino delle fasce più giovani dei consumatori.
A tal proposito ho spesso consigliato alle associazioni del settore di pensare a corsi di formazione per i più giovani, da inserire magari nelle scuole dopo i 16 anni. Sarebbero utili per orientare al meglio i ragazzi che oggi sono purtroppo sempre più propensi all’uso di superalcolici e distanti dal vino che in fondo resta un prodotto naturale.»
Il tuo non è un locale in senso stretto ma hai ideato un format per trasmettere la conoscenza del vino. In cosa consiste?
«L’idea di aprire un locale tradizionale non mi ha mai attratto, in quanto la gestione del lavoro giornaliero è già impegnativa, e aggiungere un lavoro serale comprometterebbe la mia qualità della vita. Ho però ragionato sull’organizzazione di serate didattiche che siano alla portata di tutti. Molto spesso, partecipare a eventi del mondo del vino è diventato estremamente costoso.
Ritengo invece che trasmettere un messaggio diverso, offrendo la possibilità di degustare e fare esperienze a cifre popolari, sia un’ottima opportunità per far conoscere piccoli vignaioli e avvicinare anche persone che, fino a oggi, hanno visto il vino come un mero accompagnamento, senza dargli la giusta importanza.
Nella mia visione, la conoscenza di ciò che si beve (l’ABC) dovrebbe essere fondamentale per chiunque. Purtroppo, intorno al mondo del vino, si muovono troppi interessi personali e non è sempre facile trovare la vera condivisione.
In virtù di questo pensiero, organizzo serate con costi contenuti e formati dedicati a un pubblico comune. Possono partecipare non solo gli appassionati, ma anche persone che cercano semplicemente una serata diversa. L’obiettivo è che si arricchiscano di una notizia, si incuriosiscano, e tornino sapendo di poter fare un’esperienza significativa senza costi esorbitanti.»
Pensiamo ai curiosi e agli appassionati, come possono scoprire le tue selezioni, anche a distanza?
«Ad oggi, anche per essere al passo con i tempi, i clienti possono raggiungere virtualmente l’enoteca TresBon tramite il nuovo e-commerce, nato per offrire prodotti ben lontani dai canoni medi dei portali online. Questo progetto di selezione durerà almeno per i prossimi 18 mesi, con l’intento di costruire un portale che presenti realtà completamente sconosciute e zone del vino ad oggi poco note.
Pur preferendo l’approccio diretto in Enoteca, teniamo conto che il consumatore medio, per fretta, tempistica o distanza, tende sempre più ad acquistare online. Vogliamo quindi dare a tutti la possibilità di accedere alla selezione e all’idea innovativa della nostra Enoteca.
La selezione si concentra ovviamente su vini di piccoli produttori con un numero limitato di bottiglie. Ma la ricerca si è allargata anche ad altri tipi di beni. Abbiamo cercato di completare e proseguire il discorso cominciato con il vino con altri beni di uso più comune come pasta, olio, miele, marmellate, cioccolata e succhi di frutta. I criteri di scelta per questi produttori sono ovviamente gli stessi usati per il vino.
Tutto ciò che si trova sulla nostra piattaforma è frutto di una ricerca molto accurata e di una selezione fatta nel minimo dettaglio, prediligendo sempre piccole realtà.»
Tra bottiglie che raccontano storie e serate pensate per condividere conoscenza, Gianluca Lo Sapio porta avanti con TresBon una visione del vino che nasce dalla passione e si nutre di relazione. Nel suo approccio al vino non c’è solo la ricerca del gusto, ma il desiderio di restituirgli il significato di un prodotto vivo, che parla di persone, territori e scelte consapevoli.
Enoteca Tresbon
Via Nola, 153
Somma Vesuviana
Enoteca TresBon Link














