Ricco di proteine nobili, povero di grassi e con un buon apporto di sali minerali come fosforo, zinco e selenio, il granchio blu si sta rivelando non solo una sfida ambientale, ma anche una risorsa preziosa dal punto di vista nutrizionale.
La sua carne, bianca e delicata, ha un sapore che ricorda quello dell’aragosta ed è molto apprezzata in preparazioni gourmet e non solo. Facile da lavorare, la parte più pregiata è quella delle chele, ma anche il corpo fornisce materiale utile per tante preparazioni. Dalle zuppe di mare, ai condimenti per la pasta, alle insalate fredde, fino ad una semplice cottura alla griglia. Grazie alla sua struttura, si presta anche a essere conservato sott’olio, in salamoia o surgelato per piatti pronti di alta qualità.
Largamente utilizzato nella cucina americana e asiatica, oggi trova spazio anche nei nostri menù, dove si punta a valorizzarne il gusto e la versatilità trasformando un’invasione in un’occasione gastronomica.
In Italia si sta sviluppando una piccola filiera legata alla lavorazione artigianale del granchio blu, con produzioni destinate all’export e alla ristorazione. In alcune realtà si esplorano anche utilizzi alternativi come mangimi, cosmetici o integratori a base di chitina e calcio estratti dai carapaci.
Lo Chef Marcello Sanna del Ristorante Olimpia di Terralba ci propone la sua ricetta, resa ancora più gustosa dagli spaghetti Itrya della Filiera del grano duro coltivato e trasformato in Sardegna, Sardo Sole, e dall’olio “Terre dei Giganti” Extra Vergine di oliva monocultivar di qualità superiore, della varietà Semidana, presidio SlowFood.
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